di Rossella Conte
Arriva con il suo gruppo di turisti al seguito su Ponte Vecchio che, poco dopo le 11, è già una specie di pista incandescente. I capelli bagnati di sudore, la camicia che si appiccica addosso. Marco Verzì è una guida fiorentina, costretto a lavorare nonostante le temperature di questi giorni rasentino i 40 gradi.
"Non abbiamo altra scelta, noi dobbiamo garantire un servizio ai nostri clienti, che sia caldo o sia freddo. E, soprattutto in estate, non possiamo permetterci di rimanere a casa visto che è il periodo di maggiore affluenza" racconta Verzì.
Firenze in questi giorni brucia ma i turisti non rinunciano a visitare musei e monumenti. Anche durante le ore più calde, in fila con cappelli, ventilatori, ventagli.
"Ho visto anche visitatori con giubbotti climatizzati – prosegue Verzì – o persone, soprattutto orientali, con gli ombrelli. Aiutano, certo. Ma non basta. Ogni giorno abbiamo a che fare con colleghi o clienti che accusano un malore per via delle elevate temperature. Non sempre però richiedono l’intervento dei sanitari"". Verzì oramai la città la conosce come le sue tasche. Ecco perché, nelle giornate più roventi, cerca di organizzare i propri tour in modo da poter limitare gli effetti indesiderati del caldo.
"Cerco per quanto possibile di anticipare l’orario di partenza delle visite e di cominciare prima dalle piazze, dai monumenti e giardini per poi finire la visita guidata all’interno dei musei, più freschi per via dell’aria condizionata. Cerco di preferire poi le stradine del centro storico, più al riparo rispetto alle piazze che sono dei veri e propri forni" aggiunge. Per la guida turistica, occorrerebbero maggiori tutele per chi, come lui, è costretto a lavorare nonostante i rischi sulla salute.
"Mi rendo conto che sia difficile perché noi siamo lavoratori autonomi, per i dipendenti è diverso. Esiste per esempio la cassa integrazione. Ma credo che si debba aprire un tavolo per studiare delle misure di sostegno anche per le categorie come la nostra". Infine, un appello alle istituzioni locali: "In alcuni punti, come per esempio alla Galleria dell’Accademia, dove le persone possono passare anche ore sotto al sole cocente, forse si potrebbe provvedere alla realizzazione di una pensilina o di una sala di attesa".