Firenze, è l’ora del riscatto Nella città della Grande Bellezza manca solo il trionfo del calcio

L’ultimo trofeo nel 2001, nella fase terminale dell’era dei campioni di Cecchi Gori. Dai fuoriclasse dell’arte a quelli del pallone: storia di una realtà che ha il successo nel dna.

Firenze, è l’ora del riscatto  Nella città della Grande Bellezza  manca solo il trionfo del calcio

Firenze, è l’ora del riscatto Nella città della Grande Bellezza manca solo il trionfo del calcio

di Angelo Giorgetti

"Torneremo fra i campioni", cantano a nastro i tifosi e molti di questi appartengono a una generazione che ha visto alzare pochi trofei, anzi zero, dunque sono i figli di un passato lontano rimasto in circolo nelle vene come inchiostro viola. Ultima coppa nel 2001, in panchina c’era Mancini e la Fiorentina di VCG si avviava verso la fine, povero Vittorione decapitato dai poteri forti e da se stesso, finito all’inferno del fallimento insieme al club, eppure in molti lo rimpiangono perché negli Anni Novanta portò a Firenze una Coppa Italia, una Supercoppa e l’illusione di uno scudetto con il Trap in panchina. Bati, Rui, quanti campioni in quella squadra e com’era bello metterseli all’occhiello in giro per gli stadi.

Perché Firenze vuole vincere, sentirsi superiore, partecipare non le basta, sennò si immerge nel proprio culto incontentabile, nelle polemiche e nei tormentoni. Come quello sulla ristrutturazione del Franchi - i soldi parziali in arrivo dal Pnrr, le occhiate inespressive della Fiorentina, l’onda preoccupata dei tifosi che temono di essere scacciati da casa, chissà dove - mentre il sindaco Nardella ha firmato la candidatura per gli Europei di calcio del 2032, "un’altra grande scommessa da vincere dopo il Tour de France 2024, il Golden Gala di Atletica e gli Atp 250 di Tennis".

C’è una città in coda dietro la scia dell’entusiasmo viola, il calcio è un veicolo potente e l’elettricità che si respira ha una ricarica atomica. Altro che colonnine.

E il sindaco invia un segnale in linea con la mobilitazione generale: "L’euforia e l’entusiasmo per la conquista di due finali che portano la Fiorentina in vetta al calcio nazionale ed europeo dopo tanti anni, coronano un percorso di successi per la nostra Firenze. Questa non è solo la storia bella di una società, è la storia bella di un’intera città che da sempre si vede riconosciuto un ruolo internazionale di alto rango in diversi campi: nella cultura, nell’ambiente, nell’economia, nel turismo e anche nello sport. Il popolo di Firenze è giustamente ambizioso e appassionato, ha voglia di sognare e di vincere anche nel calcio. Faccio i complimenti al presidente Rocco Commisso, ai suoi collaboratori, al mister Italiano, a tutta la squadra, e ai tifosi che ci hanno sempre creduto e non smettono mai di tenere alti i nostri colori".

Firenze si considera la città più bella di questo mondo e anche degli altri, fate largo, come se la supremazia fosse inevitabile per diritto di nascita. Ovvio che chi arriva da fuori non capisca, ma sono fatti suoi.

Qui hanno vissuto fuoriclasse che altrove nascono in un milione di anni e noi fiorentini ci sentiamo discendenti di un top team: così in ordine sparso, come le convocazioni, in questa squadra hanno giocato anche Michelangelo, Leonardo, Dante, Brunelleschi, Donatello, Masaccio, Raffaello, il Ghirlandaio, Boccaccio, Giotto, Botticelli, Cimabue, Masaccio, Verrocchio, Machiavelli e Savonarola, Galileo, Lorenzo il Magnifico, Cosimo de’ Medici, e decine si altri grandi uomini, tutti antenati della Grande Bellezza. Le altre città possono solo perdere, al massimo pareggiare per un autogol.

Dopo 62 anni la Fiorentina sta per giocare due finali di coppa e il calcio è una vetrina spaziale anche per una città usurata e arricchita dal rifornimento di turisti - risorsa e condanna - in costante bilico fra la delicatezza delle sue bellezze artistiche e l’impatto della massa, fra cultura e cash, orgoglio e svendita, palazzi rinascimentali e alloggi per turisti. Uno spettacolare bazar che conserva dentro se stesso la potenza nucleare di un ego assoluto, perché di Firenze ce n’è una sola.

E il calcio è un lancio di coriandoli sui monumenti di quei geni che hanno reso questa città unica al mondo, presuntuosa come può esserlo una modella. Ovviamente bellissima, quasi più dei calciatori.

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro