Locali e negozi, giù i bandoni in centro. "Costi alti e zero affari: così si muore"

Anche Aldo Cursano, presidente di Confcommercio, ha deciso di chiudere il suo ristorante ’Kome’: "Una scelta sofferta, abbiamo provato a evitarla. Ma oggi le uscite superano di gran lunga le entrate"

Aldo Cursano nel ristorante di via de’ Benci

Aldo Cursano nel ristorante di via de’ Benci

Firenze, 18 gennaio 2022 -  Anche Aldo Cursano, presidente Confcommercio Firenze e della Toscana, è stato costretto almeno per ora a tirare giù il bandone del ristorante Kome di via de’ Benci. Un’altra attività, considerata in città una delle migliori dove poter mangiare sushi, che saluta e se ne va. "E’ stata una decisione sofferta e fino alla fine abbiamo cercato di tenere in piedi il locale ma in centro, in questo momento più che mai, è diventato davvero difficile resistere. Le uscite superano di gran lunghe le entrate", sottolinea Cursano che più volte ha alzato la voce e lanciato l’Sos. "Ho deciso di ottimizzare i costi, almeno per ora, e di concentrare nel locale Oh Sushi di Sesto Fiorentino sia il ristorante che il servizio di asporto e consegna a domicilio. Il nostro centro è in terapia intensiva e se non verranno ricalibrate le fonti di costo in base ai guadagni, tanti non ce la faranno". 

Ma il Kome non è l’unica vittima del virus. Se i rumors parlano di una possibile chiusura di Hugo Boss , la città ora deve anche fare i conti con le saracinesche che vanno giù da Elisabetta Franchi in via Tosinghi. E ancora: Fossil in piazza Signoria, Moreschi , Carpisa , Coin , Zara , Disney . Ma hanno chiuso anche Miss Sixty di via Roma, Corneliani Boutique di via Calimala e Coach Firenze di piazza della Repubblica.

In Borgo La Croce e via Pietrapiana non va meglio: alcuni fondi sono sfitti, altri sono chiusi per Covid, su altri campeggia il cartello ‘Vendesi’. Al civico 17 rosso, sulla vetrina di Ines Moda, si legge ‘Aaa, cercasi clienti. Di tutte le età anche senza esperienza’. A metterlo nero su bianco la titolare Ines che da più di vent’anni ha il suo negozio in via Borgo La Croce. È il suo rifugio, la sua casa. E lo è in modo particolare da quando suo marito non c’è più. Se l’è portato via il Covid. "E’ un cartello provocatorio che purtroppo rispecchia la realtà – racconta -, i saldi sono un flop e in giro non c’è più nessuno mentre i costi continuano a correre. Governo ed enti locali dovrebbero aiutarci. Sono stati erogati diversi bonus, e per l’abbigliamento?". A fare chiarezza su quanto sta succedendo la presidente del centro commerciale naturale Borgo La Croce-via Pietrapiana: "La situazione è drammatica - dice Monica Coppoli -, è stato fatto eccessivo allarmismo. Chi non è a casa in quarantena, è in casa per paura". 

L’elenco di chi non ce l’ha fatta è in costante aggiornamento. Scorrendo sulla lista, troviamo Temy di via Sant’Antonino che dalla chiusura forzata non ha mai riaperto. Bruno Guidoreni, il papà del piccolo impero di lenti che porta il suo nome con botteghe anche a Bologna, Reggio Emilia, Parma e Venezia, è stato costretto a vendere l’attività del suo negozio di ottica più redditizio, quello in via Por Santa Maria e la stessa sorte è toccata alla Trattoria Porcospin o in piazza Madonna degli Aldobrandini. Aristide Bucchi, invece, non aveva nemmeno vent’anni quando iniziò a lavorare nella storica Norcineria di via Sant’Antonino. Anche lui, nel pieno dell’emergenza, è stato costretto a chiudere tutto. 

In via Guicciardini quasi la metà dei negozi o riaprirà a marzo o tira su il bandone solo il weekend. "Questo non è mai stato un gran momento per il turismo ma così non ha senso rimanere aperti", sottolinea Tommaso Sabatini, presidente del centro commerciale naturale via Guicciardini. Un copione non molto diverso da quello di Ponte Vecchio. "Il momento è nuovamente tragico - conclude Giuditta Biscioni, presidente dell’associazione Ponte Vecchio - ma per ora resistiamo".

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