Processo Ciatti in Spagna o in Italia. "Importante è che il ceceno abbia l’ergastolo"

Da risolvere il rebus della doppia giurisdizione. Per ora fissata l’udienza il 26 novembre a Girona (non è prevista contumacia). Il babbo di Niccolò spera che giustizia sia fatta

Niccolò Ciatti, ucciso a 22 anni

Niccolò Ciatti, ucciso a 22 anni

Firenze, 7 ottobre 2021 - Adesso la Spagna potrebbe "cedere" il processo, e Rassoul Bissoultanov, 28 anni, il ceceno che con un calcio alla testa spense sogni e progetti di Niccolò Ciatti, essere giudicato in Italia. Ministri e avvocati sono al lavoro per una delicata operazione giuridica e diplomatica, dopo che la Germania ha concesso l’estradizione in Italia del principale indagato dell’omicidio del 22enne di Scandicci, che nella notte tra il 12 e il 13 agosto del 2017 incontrò la morte sulla pista della discoteca St Trop di Lloret de Mar, dove si trovava in vacanza con gli amici. Fase delicata e scenario complicato perché, tra poco più di un mese (26 novembre), è fissato al tribunale di Girona il dibattimento che vede Bissoultanov imputato assieme ad un connazionale, Movsar Magomedov, dell’omicidio del giovane italiano. La legge spagnola non prevede il giudizio in contumacia: se gli imputati non sono presenti, non si comincia. Ma contemporaneamente, la procura di Roma ha emesso una mandato di arresto europeo nei confronti dei due ceceni, e ha ottenuto in questi giorni il riconoscimento di quell’atto da parte dell’autorità tedesca.

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Non era stato così quando, lo scorso febbraio, il medesimo provvedimento aveva raggiunto Bissoultanov nelle carceri della Catalogna: la magistratura iberica si era rifiutata di consegnare l’indagato. Ma la Spagna, in questi quattro lunghissimi anni trascorsi dal delitto, non ha dimostrato particolare celerità, e se oggi si è creata questa situazione di "doppia giurisdizione", è proprio a causa dell’incredibile ritardo maturato per fissare il giudizio. In questo tempo, infatti, sono scaduti i termini di carcerazione preventiva per il ceceno, ed è così riuscito ad ottenere la libertà condizionata. Libertà, seppur limitata da una firma in caserma, che si è interrotta lo scorso 3 agosto, quando Bissoultanov, che aveva ottenuto un permesso dal giudice della sorveglianza per raggiungere la sua famiglia a Strasburgo, in Francia, è sconfinato in terra tedesca: lo hanno fermato a Kehl, e lì la polizia locale si è accorta che era ricercato dalle autorità italiane, nell’ambito di un fascicolo aperto dalla procura di Roma e culminato nella misura cautelare emessa dal relativo tribunale. 

«L’importante ora è che non esca dal carcere, che sia processato, in Spagna o in Italia, e che abbia una pena esemplare, quella dell’ergastolo", dice Luigi Ciatti, babbo di Niccolò. "L’unica condanna adatta è l’ergastolo perché quello che ha commesso è stato un atto volontario, il massimo della delinquenza. L’estradizione - prosegue - è un passo decisivo verso la giustizia che noi dobbiamo avere e che Niccolò deve avere. Spero di poter mettere un primo punto a questo processo che non è mai iniziato, a questo procedimento penale lungo e assurdo".  

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