False librerie La giostra dei furbetti Spuntano i bar dietro i romanzi

Per superare il regolamento Unesco alcuni imprenditori aprono locali mascherandoli da negozi di libri. L’assessore Bettarini: "Abbiamo migliorato le norme per limitare chi ha provato ad aggirare il blocco".

False librerie La giostra dei furbetti  Spuntano i bar dietro i romanzi

False librerie La giostra dei furbetti Spuntano i bar dietro i romanzi

Basta un libro, un fumetto, una rivista per mascherare un bar in una libreria. O almeno è quello che serve ai ‘furbetti’ del codice ateco (il numero per identificare le attività economiche), che attraverso un’acrobazia di carattere burocratico riescono a evitare i paletti imposti dal regolamento Unesco (rinnovato lo scorso aprile), con il quale il Comune di Firenze ha prorogato di tre anni il divieto d’apertura di nuove attività di somministrazione e vendita di generi alimentari per impedire che il centro storico si trasformi sempre più in un mangificio.

Per sostenere le attività culturali e le librerie era stato infatti consentito che facessero attività di somministrazione. In questi anni però Palazzo Vecchio si è reso conto che molti hanno utilizzato la norma per aggirare il regolamento Unesco. Grazie all’incrocio di open data e alle verifiche sul campo, abbiamo potuto constatare come all’interno del centro storico molti locali hanno quindi usato un escamotage per aprire un cocktail bar spacciandolo per una “rivendita di articoli culturali“. Come? Grazie all’aggiunta di un codice ateco secondario (il 56.1 o il 56.3, cioè quello di bar e ristoranti), ovvero un numero ausiliario a quello servito per l’apertura del negozio (molto spesso il 47.60, che riguarda la vendita al dettaglio di articoli culturali e ricreativi), che permette di commerciare caffè, alcol o cibo.

Le attività con codice da libreria e da barristorante sono una ventina, e accanto agli esempi virtuosi (Feltrinelli Red, Todo Modo, La Cité etc) ci sono “false” librerie: negli ultimi sei mesi c’è stata la chiusura definitiva di due locali (uno in zona San Marco e uno in zona Santa Croce) e una serie di controlli specifici da parte della polizia municipale che sono tuttora in corso. "Abbiamo rinnovato per altri tre anni il regolamento Unesco perché ha funzionato e funziona ancora molto bene – spiega l’assessore alle attività produttive Giovanni Bettarini –, ma lo abbiamo adeguato alle nuove esigenze emerse nel corso di questi ultimi anni, introducendo miglioramenti e facendo la dovuta ‘manutenzione’ alle norme per limitare chi ha provato ad aggirare il blocco alle aperture di nuovi bar o ristoranti". Tra le misure approvate – anche se già presente nel precedente regolamento del 2016 – c’è quella che stabilisce che in certe attività (in questo le librerie) la somministrazione non deve essere pubblicizzata in maniera percepibile all’esterno del locale (tramite vetrina, insegna o altra modalità). E ancora: nelle librerie – come i teatri, i cinema o i musei – è possibile effettuare solo una “somministrazione in forma accessoria” e cioè allestire attrezzature per bar o ristorante a patto che queste vengano collocate in una superficie che non superi il 25% di quella destinata all’attività principale. Limiti che, in molti, faticano a rispettare.

Pietro Mecarozzi

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