"I miei primi esami di maturità da prof, a 26 anni": solo 7 anni fa c'era lei sui banchi

Ester Volpetti è impegnata con gli esami al classico Dante. "All'inizio mi sono sentita un po' spaesata ma poi è prevalso l'entusiamo"

Ester Volpetti

Ester Volpetti

Firenze, 22 giugno 2021 - Dopo soli sette anni si è ritrovata ‘dall’altra parte della barricata’ della Maturità, alla fine di un anno scolastico particolarmente difficoltoso. Ester Volpetti, docente di latino e greco al classico Dante, ha solo 26 anni. Di Udine, si è laureata un anno fa a Firenze e, questo anno scolastico, ha ottenuto il suo primo “incarico lungo”. E' adesso impagnata con gli esami, nella sua scuola.

Maturità, la carica dei 540mila

Dopo appena sette anni dal suo esame di Stato è chiamata ad esaminare i maturandi. Come sta andando?

“Tutto bene. Ho seguito due quinte. Un impegno tanto gravoso quanto stimolante. Non è stato facile iniziare in Dad. Per un mese e mezzo ho visto così i miei ragazzi. Incontrarli poi di persona è stato decisamente inusuale”.

Cosa ci dice della sua prima volta da docente alla Maturità?

“All’inizio mi sentivo un po’ spaesata. L’impatto è stato un po’ strano per via della mia giovane età. Sono passati appunto pochi anni da quando mi sono diplomata ad Udine. Il fatto di essere tutti membri interni ha facilitato le cose. E poi il presidente ha creato subito un forte clima di collaborazione. E dunque stiamo procedendo con grande entusiasmo”.

Un esame senza scritti, per il secondo anno.

“Sì. Del resto, questi studenti hanno alle spalle un anno e mezzo davvero complesso e faticoso. Ne teniamo conto. Non potremmo mai valutarli come se il Covid non ci fosse mai stato. Questi ragazzi non hanno avuto lo stesso tempo scuola. E poi non paragoniamo la Dad alla didattica in presenza… Ad ogni modo, la Maturità composta da un solo colloquio è interessante. Permette ai giovani di esprimersi al meglio, partendo da un elaborato scelto da loro. C’è chi ha parlato di teatro, chi di schiavitù e chi di modelli etici. Tanti temi interessanti, in cui i maturandi hanno indagato il mondo antico con un occhio alla contemporaneità”.

Durante la prova emerge il disagio dei ragazzi?

“Molto. Emerge una difficoltà profonda. I giovani hanno sofferto parecchio il distacco dai compagni. Ci raccontano, spesso con grande semplicità, quello che hanno patito. Spesso ammettono di essersi sentiti abbandonati dalle scelte governative e che secondo loro si sarebbe dovuto far di più nei confronti della loro generazione”.

Fare l’insegnante è il suo vero obiettivo professionale?

“Sì, l’ho capito da qualche anno. È un lavoro che mi piace molto perchè presenta parecchie sfide, soprattutto per le mie materie. Noi giovani docenti siamo chiamati ad avviare un cambiamento nei metodi di insegnamento. Anche le materie classiche possono beneficiare dell’innovazione”.

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