Ponte a Niccheri, alt alle endoscopie. "Colpa delle apparecchiature rubate"

Sindacati all’attacco: «Il reparto in ginocchio a causa dei furti»

L'ospedale Santa Maria Annunziata di Ponte a Niccheri (foto Germogli)

L'ospedale Santa Maria Annunziata di Ponte a Niccheri (foto Germogli)

Firenze, 14 novembre 2017 - Sospesi da oggi gli appuntamenti di endoscopia al colon all’ospedale Santa Maria Annunziata a Ponte a Niccheri: gli utenti che avevano prenotato questo esame da tempo, sono stati contattati telefonicamente. Non potranno farlo nel luogo e nel giorno che avevano fissato. Almeno per ora. Con una nota firmata dal direttore di gastroenterologia ed endoscopia digestiva, d’intesa con le direzioni sanitarie di presidio e aziendali, sono stati sospesi tutti gli appuntamenti fino a data da definirsi. «Una decisione grave, inaccettabile e irresponsabile» tuonano i referenti dei Cobas. Eppure è cosi, sottolinea Andrea Calò e Lorenzo Sgherri, rappresentante sindacale nella Rsu della Asl. Tanto più, dicono, che la lista di attesa per questo tipo di esami è lunga (si parla di 6-8 mesi) e in meno di 48 ore circa 90 cittadini si sono visti disdire appuntamenti presi mesi fa. 

L’endoscopia del presidio di Ponte a Niccheri è un punto di eccellenza del servizio sanitario fiorentino: ogni anno vengono realizzati più di 2000 interventi per il colon, 1000 gastroscopie, 200 estrazioni calcoli delle vie biliari. Questi numeri e la qualità finora garantita delle prestazioni la pongono come capofila rispetto agli altri presidi della Asl, ossia Torregalli, Santa Maria Nuova, Borgo San Lorenzo e Serristori. Cosa può aver portato a chiudere le endoscopie al colon in così poco tempo? 

Secondo i rappresentanti dei Cobas, la causa è da ricercare nel furto avvenuto il 4 febbraio scorso: nella notte, dopo aver forzato le porte di accesso ai corridoi dell’ospedale, ignoti portarono via 5 endoscopi (due gastroscopi, un colonscopio e un duodenoscopio) del valore di oltre 75mila euro, oltre ai costi affrontati dall’azienda per ripristinare le porte scorrevoli con serratura ad alta protezione rotti. «Il furto – dicono Sgherri e Calò – ha messo definitivamente in crisi il reparto: erano infatti da tempo andati fuori uso altri strumenti obsoleti o non riparabili. Non sono mai stati sostituiti, così come il materiale trafugato.

Degli 11 strumenti in dotazione, oggi ce ne sono solo 4». Infermieri e medici, dicono i due rappresentanti sindacali, hanno fatto sforzi enormi per portare avanti il lavoro «con strumenti prestati e poi ripresi dagli altri ospedali. La mancanza del gastroscopio operativo rubato, fondamentale per le urgenze endoscopiche, ha finito per mettere definitivamente in crisi l’efficienza del reparto. È un pessimo esempio di superficialità gestionale». E a pagarne le conseguenze, sottolineano, sono gli utenti, in esami che sono fondamentali anche per la prevenzione oncologica. «Oltre ai cittadini – concludono Calò e Sgherri -, gli effetti negativi sono ricaduti sugli operatori che per mesi hanno stretto i denti lavorando nella precarietà, senza che l’azienda poi trovasse con tempi utili soluzioni adeguate».   

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro