"Sbloccate i cantieri, dramma occupazione"

L'appello di Giulia Bartoli, segretaria degli edili Cgil della Toscana

Giulia Bartoli

Giulia Bartoli

Firenze, 8 marzo 2019 - "L’alta velocità. La E45. La Tirrenica. La Grosseto-Fano, la Firenze Mare, la terza corsia dell’A1. E potremmo continuare: la lista delle infrastrutture e delle opere al palo, in Toscana, è piuttosto lunga, con la costa e il sud della regione che scontano un inaccettabile isolamento infrastrutturale rispetto alle grandi direttrici". E’ la denuncia di Giulia Bartoli, segretaria generale della Fillea Cgil Toscana. «Ritardi, intoppi che costano caro ai cittadini, ai lavoratori e all’economia della nostra regione – aggiunge Bartoli – I cantieri vanno sbloccati: è questa una delle principali richieste che i sindacati dei lavoratori delle costruzioni lanciano al Governo con la manifestazione del 15 marzo a Roma, con lo sciopero generale del settore. Lì si chiederà al Governo anche la convocazione di un tavolo col Ministero delle infrastrutture per decidere le priorità».

Ma non solo. La Cgil incalza. «Urgono una politica industriale e risorse da spendere per tutte le grandi e piccole opere necessarie a rilanciare il Paese e creare occupazione – sottolinea Bartoli – nel rispetto dei contratti nazionali e della sicurezza sul lavoro. Indecisione politica e campagne elettorali permanenti creano solo danni al Paese. Senza dimenticare manutenzioni ed edilizia scolastica – aggiunge – In Toscana quasi un edificio scolastico su due è senza certificato di agibilità. Ci vogliono poi strumenti finanziari ad hoc (nelle costruzioni gli impieghi in Toscana sono stati di 4,1 miliardi di euro nel 2018, dato peggiore dal 2011) per rilanciare le grandi aziende e l’indotto di piccole e medie imprese, anche artigiane. Il settore vive da anni una tremenda crisi anche in Toscana: dal 2008 si sono persi più di 6mila posti di lavoro tra legno, laterizi e cemento (che viaggia sotto il 50% della sua capacità produttiva), 28mila in edilizia con la chiusura di 3500 imprese (-28,3%) e una riduzione del 19% della massa salariale. Abbiamo provato a tenere quanto possibile raggiungendo i 16 milioni di ore di cassa integrazione richieste (nel 2013), poi l’emorragia degli anni precedenti è diventata un fiume in piena e rischiamo di perdere pezzi di storia, professionalità e lavoro (un esempio, il cotto toscano dall’Impruneta ad Arezzo). Basta col perdere tempo – conclude Bartoli – la ripresa dell’economia italiana e toscana passa dalla ripresa dei settori delle costruzioni. In tutto questo, il fenomeno dei “nonni” sui cantieri, che vicini ai 70 anni non riescono ad andare in pensione, persiste ed è inaccettabile che non si trovino scivoli per lavoratori come quelli edili che fanno un lavoro gravoso e pericoloso».

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