Droni e gps per l’allevamento: il bestiame si controlla da remoto

Mandrie e greggi monitorate 24 ore su 24 grazie al progetto messo a punto dalla ricercatrice Chiara Aquilani. Vinto un bando del ministero dell’Università: "Si saprà dove sono gli animali e la quantità di cibo disponibile"

Chiara Aquilani, ricercatrice del dipartimento di Agraria dell’ateneo fiorentino

Chiara Aquilani, ricercatrice del dipartimento di Agraria dell’ateneo fiorentino

Firenze, 25 gennaio 2024 – Può la tecnologia giocare un ruolo nello sviluppo di uno dei mestieri più antichi di sempre come la cura del bestiame? La risposta ce la dà l’ultimo progetto della ricercatrice dell’ateneo fiorentino Chiara Aquilani, che ha ottenuto un milione di euro di finanziamento per guidare gli allevatori verso il futuro. Come? Geo localizzando mucche, pecore e capre usando droni e tecnologia satellitare. Ma anche capendo lo stato di salute del bestiame basandosi su rilevazioni del movimento grazie a un gps.

E ancora, spostando la mandria usando solo dei segnali acustici emessi da un moderno collare, o capire la quantità di cibo disponibile in un pascolo tramite un sistema che indichi quanta erba sia ancora disponibile. Tutti questi strumenti saranno racchiusi in una singola applicazione, che sarà poi a disposizione dell’allevatore. La studiosa fiorentina ha partecipato al bando indetto dal ministero dell’Università, piazzandosi niente di meno che al primo posto.

L’obiettivo del progetto è quello di "sviluppare soluzioni tecnologiche da applicare nelle attività di allevamento estensivo" spiega Chiara, che sui vantaggi del nuovo metodo ha pochi dubbi: "Gli allevatori sapranno dove si trovano gli animali ancora prima di uscire di casa – dice – così potranno gestire e e sfruttare meglio l’intero pascolo" . Insomma, tutto il lavoro ha lo scopo di semplificare la vita del personale del settore. E la capacità di poter muovere gli animali da un pascolo all’altro senza spostarsi va proprio in questa direzione: "L’intenzione è di far associare al bestiame un determinato suono che esce dal collare con uno specifico tipo di cibo". E così una volta che gli animani avranno messo in relazione i due fattori il gioco sarà fatto e gli allevatori potranno farli rientrare nelle stalle o spostarli in un altro pascolo con un semplice click, grazie a uno smartphone o a un pc. Come potranno capire grazie a dei rilevamenti di “biomassa“ quanta erba è ancora presente nei diversi pascoli. Strumento particolarmente utile, che consentirà di risparmiare tempo e fatiche: "Questo evita che gli allevatori portino via gli animali quando ancora c’è disponibilità di cibo. E viceversa, che li lascino pascolare in zone dove le risorse scarseggiano" Tutti problemi che sono all’ordine del giorno per chi gestisce un azienda di bestiame.

E infatti l’idea di Chiara, 34 anni, nata e cresciuta a Firenze, è partita da un confronto serrato con gli allevatori. Tramite una serie di incontri e focus group infatti, il team di ricerca ha cercato di capire quali fossero le esigenze delle aziende: "C’è stato un confronto serrato – dice – le imprese quando cercavano questo tipo di servizi si scontravano con sistemi troppo costosi e non calibrati per il territorio italiano".

E infatti buona parte dei test e delle aziende coinvolte vengono da campagne come quella mugellana, quella casentinese e maremmana. Insomma, questa volta si gioca in casa. Ma non è tutto, il progetto vuole avere il minor impatto ambientale possibile, utilizzando materiali di green electronics, biodegradabili con costi smaltimento meno impattanti.

La ricercatrice del dipartimento di tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali ha accolto la notizia del finanziamento con grande gioia: "Una soddisfazione immensa" la spiega così.

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