"Io e mio figlio, sfrattati e senza un soldo. Lui studia alla luce delle candele"

Firenze, la storia di una donna e delle sue difficoltà

Scena di ordinaria povertà: anziano rovista tra gli avanzi di un mercato

Scena di ordinaria povertà: anziano rovista tra gli avanzi di un mercato

Firenze, 22 febbraio 2019 - Quattro mesi, da ottobre a fine gennaio, senza luce e senza gas. Le feste di Natale passate al lume di candela, al freddo, insieme al figlio di 15 anni e mezzo che fa il secondo anno di liceo "costretto a studiare in questo modo. Siamo andati avanti con un fornellino da campeggio. Io mi sono anche fatta una brutta ustione. Poi il 28 gennaio siamo stati sfrattati. E ora siamo costretti a separarci". 

E' accorato e disperato l'appello che Daniela I., 55 anni, dipendente occasionale nel settore della ristorazione, rivolge tramite lanazione.it a chiunque possa in qualche modo aiutarla. A cominciare dalle Istituzioni cittadine. "Non mangio da due giorni. Stasera mio figlio dovrà andare dal padre, a Montevarchi. Così almeno mangerà lui. Poi dovrà restare lì. E la scuola? Deve anche rimediare a 3-4 insufficienze. Per me è un dolore insopportabile".

Racconta Daniela: "Il 13 febbraio ho avuto un colloquio con i servizi sociali. Ora sono di nuovo qui, da loro. Una dirigente dell'ufficio alle Piagge mi ha detto che stanno valutando se farmi avere un contributo mensile, o in un'unica soluzione. Spero solo di non essere un numero di protocollo. Capirete, ho urgenza. Il 26 prossimo dovrò lasciare l'albergo di via Maragliano dove io e mio figlio viviamo da un mese circa, 245 euro a settimana con la colazione. Per ora ce l'ho fatta, si fa per dire, con un contributo di mia sorella, per due settimane, e coi miei pochi risparmi. Ma abbiamo mangiato quasi sempre roba fredda, precotta. Pranzo e cena ci costerebbero un botto. Soprattutto non potremmo pagarli. Io ho perso altri due chili dopo i 14 persi nei mesi precedenti, anche per lo stress e la depressione. E anche mio figlio, vedo che sta dimagrendo".

Altri contatti? "Ho parlato più volte con il segretario dell'assessore all'emergenza abitativa, Funaro. Mi ha detto che si sta attivando. Chiedo che mi aiutino, in qualche modo".

Un passo indietro: come Daniela è arrivata a questa situazione? "Io vivevo in via Targioni Tozzetti, in San Jacopino, con il mio compagno e mio figlio. Poi ci siamo lasciati. Lui ha pagato ancora un po' le utenze, poi ha fatto la disdetta delle utenze, che comunque sono state staccate. E del resto non avevo fatto io il contratto di locazione con il proprietario di casa. Per quattro mesi abbiamo vissuto al buio e senza gas. Con la difficoltà a lavarci. Uno shock, un trauma". 

Fino allo sfratto di fine gennaio. "Quel giorno sono venuti a trovarmi due persone del Movimento Lotta per la casa, e il consigliere Tommaso Grassi". La prima notte dopo lo sfratto Daniela e figlio l'hanno trascorsa alla Foresteria Pertini, a Sorgane. "Con rispetto parlando tra barboni, alcolizzati. Non mi permetto di giudicare, figuriamoci. Ci hanno dato una coperta, ne ho chiesta un'altra, già quello era un problema. E c'era un freddo allucinante, quella notte. Siamo andati a letto vestiti, perché dalle 23 alle 6 il termosifone è spento. Una situazione allucinante: mio figlio soprattutto non poteva restare lì". 

Si è rivolta anche ad altri? "Alla Caritas, per il microcredito. Ma mi hanno detto che occorre un progetto di spesa".  

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