Don Facibeni ora è Venerabile. Dal Papa una "spinta" verso gli altari

Festa grande nella famiglia della Madonnina del Grappa, della quale il sacerdote è stato fondatore. La gioia di don Corso Guicciardini: "Quello che posso dire è niente in confronto a ciò che ha vissuto"

Don Giulio Facibeni, al centro nella foto al fianco di Giorgio La Pira, è stato proclamato

Don Giulio Facibeni, al centro nella foto al fianco di Giorgio La Pira, è stato proclamato

Firenze, 13 dicembre 2019 - Almeno per ora non gli si attribuiscono miracoli, ma per i fiorentini e la grande famiglia della Madonnina del Grappa, don Giulio Facibeni è già santo da parecchio. Ieri Papa Francesco ha ricevuto il cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione per le cause dei Santi, è ha firmato il decreto che riconosce le virtù eroiche e dichiara Venerabile il sacerdote romagnolo adottato da Rifredi, ulteriore passo di un processo canonico iniziato nel 1989. Nato a Galeata in provincia di Forlì nel 1884, don Giulio morì il 2 giugno 1958. Ai suoi funerali l’intera città si fermò, con la gente che già lo chiamava santo. Fu sepolto inizialmente nel cimitero di Rifredi e nel 2017 la salma è stata trasferita nella cappella in via delle Panche, cuore dell’Opera Madonnina del Grappa, dove tante volte aveva celebrato la messa, dopo essere stato parroco di Santo Stefano in Pane e cappellano militare sul Monte Grappa, durante la Grande Guerra. E’ stata proprio quell’esperienza a segnarlo nel profondo e a renderlo ancor più vicino a una periferia, fisica ed esistenziale, com’era il quartiere di Rifredi ai primi del ’900. Don Facibeni, insieme al cardinale Elia Dalla Costa e a Giorgio La Pira, proclamati Venerabili prima di lui, rappresenta uno dei giganti del mondo cattolico fiorentino, e non solo, del secolo scorso. La notizia riempie di gioia il suo successore, don Corso Guicciardini, che nonostante i suoi 95 anni, ha l’entusiasmo di un prete appena ordinato. "Quello che posso dire con le mie parole è niente in confronto a ciò che don Facibeni ha vissuto con sofferenza, immolandosi nella storia del suo tempo per stare accanto ai più sofferenti: dai soldati al fronte, agli orfani, ai giovani in difficoltà. Si può dire che conquistava gli animi con tutto se stesso e senza offrire mezzi materiali se non per qualcosa di estremamente essenziale come un letto e come un pane. Fisso lo sguardo del cuore sulla eccezionalità della sua testimonianza trasmessa come sacerdote e cappellano di guerra, come ‘Padre’ carico di responsabilità". "Don Giulio Facibeni nella sua storia ha illuminato con fede e assoluta dedizione quelle periferie fisiche e spirituali che ci indica oggi come missione Papa Francesco: il quartiere operaio di Rifredi dove era parroco, il fronte della guerra da cappellano e gli orfani, i giovani bisognosi di cura e istruzione - ha commentato l’arcivescovo Giuseppe Betori - Alla Madonnina del Grappa e ai suoi ‘figliuoli’ don Facibeni ha dedicato senza risparmiarsi tutta la vita. Nonostante le estreme difficoltà economiche e organizzative, don Giulio non respingeva nessuno, con la fiducia che riponeva in Dio. La sua è per noi alta testimonianza di affidamento alla Provvidenza. Don Facibeni è unito ad altri due venerabili che occupano un posto esemplare nella nostra Chiesa: il cardinale Elia Dalla Costa e il sindaco Giorgio La Pira. Il legame tra loro fa pensare al legame che unisce le tre virtù teologali: fede, speranza e carità". © RIPRODUZIONE RISERVATA

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