TITTI GIULIANI FOTI
Cronaca

Don Bledy, il ritratto: da profugo a manager di fast food, poi ha scoperto Dio

La storia del sacerdote che ha parlato sull'altare al Papa nel giorno della visita del Pontefice a Firenze

Don Bledar Xhuli (Germogli)

Firenze, 13 novembre 2015 - Riservato, schivo, uno che odia farsi pubblicità. Non so come rimarrà oggi don Bledar Xhuli perchè tutti parlano ancora di lui, del suo bellissimo intervento in Duomo, davanti al Papa, a cui ha raccontato la sua vita. Al Papa ha detto grazie perchè ha trovato Dio. Ha cominciato dall’inizio, da quando era solo un ragazzino profugo albanese fino a quando è diventato parroco, parlando con la semplicità dei grandi. Se Benigni ringraziava la sua famiglia di essere nato povero, Bledar ha ringraziato don Giancarlo Setti che a soli sedici anni lo tolse dalla strada, che in qualche modo lo adottò permettendogli di studiare e lavorare. Un’analisi allegramente spietata, senza sconti, senza perifrasi, senza illusioni. Ma anche senza malinconia.

Una vita che è un romanzo di sopravvivenza e di lotta di un ragazzo da sempre speciale Bledar, a cui don Setti ha comunicato il pungolo dell’urgenza di innovare. Era incredulo quando lo tolse da sotto i ponti e poi gli trovò un lavoro. Studiava ed è stato manager per Mc Donald’s: don Bledy ha due lauree. Una in Scienze Politiche, l’altra in Teologia. Da vice di San Casciano è diventato parroco di Santa Maria a Campi Bisenzio. Albanese, con nel cuore i suoi connazionali più sfortunati: per non farli sentire soli ha ideato la prima messa in lingua albanese nel 2008, l’anno in cui arrivò a Firenze il cardinale Betori. «All’inizio c’erano poche persone – ricorda Bledar – poi è diventato un bel gruppo, e oggi a questa messa in due lingue partecipano anche italiani».

Un giovane sacerdote di 38 anni che percorre con riconoscenza e amore la strada tracciata da Don Setti, e come faceva lui guida la gente in Terrasanta. Era sereno davanti al Papa: «Sai perchè? Io non andavo per me, ma per rendere testimonianza di quello che ha fatto Don Setti per la mia vita. Sicuramente questo mi ha fatto vincere la timidezza», ammette. Non è l’ambizione l’antidoto all’immobilità, al pensar corto per paura che troppo rapidamente tutto scorra. A volte ci può essere molto amore.