Disoccupato trova mille euro e li restituisce

Il bel gesto di Imran, trentenne pakistano: ha recuperato la borsa in via Baracca e l’ha portata alla polizia. "I miei genitori mi hanno insegnato così"

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di Rossella Conte

Stava camminando lungo via Baracca quando si è ritrovato davanti a una borsa abbandonata in strada. Non ha esitato un attimo, l’ha presa e l’ha portata alla polizia. "Mia madre e mio padre mi hanno insegnato così, la legge c’è e si rispetta" racconta con la voce rotta dall’emozione Imran Mohammead, un disoccupato 30enne di origini pachistane e richiedente asilo in Italia. Imran, che è da tre anni in Italia e vive in un centro di accoglienza per immigrati, presso la cooperativa sociale Il Girasole per la precisione, racconta anche dei due lunghi anni che ha impiegato per raggiungere i confini dello Stivale.

"Ho lasciato la terra dei miei genitori perché avevo bisogno di lavorare in modo da mandare qualcosa a casa e ho attraversato la Grecia, la Croazia, la Turchia. Ho preso botte, mi hanno sequestrato il cellulare, è stato un periodo tremendo ma alla fine ce l’ho fatta – le sue parole -. Oggi in Italia mi sento al sicuro". Ed è proprio in Italia, o meglio nella sua Firenze, la città che lo ha adottato, che il trentenne vorrebbe rimanere e costruire la sua vita. Per questo, senza pensarci, ha preso la borsa, ha raggiunto la caserma della polizia più vicina e l’ha consegnata al personale di guardia. Gli agenti hanno provveduto a restituirla alla proprietaria, una cittadina straniera che l’aveva smarrita proprio vicino alla stessa caserma in via Baracca. E’ stato proprio il suo gesto di correttezza a permettere alla polizia di rintracciare la donna.

"Ho visto che c’erano dei soldi dentro ma non ho preso né toccato nulla, non si fa. La legge si rispetta, la mia famiglia mi ha insegnato così, la nostra religione insegna così" dice il 30enne che ci spera per davvero nel permesso di soggiorno indispensabile per trovare un impiego. Imran, infatti, ha perso da qualche tempo il posto e oggi sogna di fare il panettiere o lavorare come magazziniere ma anche nella ristorazione.

Qualunque lavoretto che gli possa permettere di continuare a mandare a casa i soldi necessari a mantenere tre fratelli e quattro sorelle. "Loro sono rimasti lì, io sono in Italia perché hanno bisogno del mio aiuto" sussurra.

Carmine Lapadula, responsabile del centro accoglienza Il Girasole, insiste sulla necessità di un permesso di soggiorno di cui l’uomo ha estremamente bisogna per il suo futuro. Una richiesta che, però, al momento è stata rifiutata dalle autorità: "Siamo in fase di ricorso, è indispensabile per trovare un impiego stabile".

"Intanto – prosegue Lapadula – Imran non sta perdendo tempo, ha preso la patente per guidare il muletto e sta frequentando un corso per parlare meglio l’italiano. Ha già diverse esperienze, ha lavorato anche in un forno. Bisogna aiutarlo". E non abbiamo dubbi che il grande cuore di Firenze si farà sentire anche questa volta e darà una mano importante a Imran.

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