"Disastro causato dal cantiere fermo" La rabbia del cittadini sott’acqua

Grassina e Antella travolte da fango e detriti per l’esondazione di canali e fossi: 25 sfollati da case inagibili. Il sindaco di Bagno a Ripoli Casini chiederà lo stato di calamità naturale: "I responsabili pagheranno"

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di Ilaria Ulivelli

Il sole si fa beffe della notte da tregenda appena trascorsa. Annalisa Failla piange mentre spala il fango e si separa con dolore da quel che l’acqua e i detriti hanno reso inservibile. Le sue cose. "Io non la faccio la differenziata, se vogliono i materiali li separano loro", dice. E in quel ‘loro’, con l’accezione negativa di altro da noi, più che un’accusa, c’è il rammarico a vario titolo per la gestione collettiva della cosa pubblica, una gestione incapace di proteggere i suoi cittadini da un temporale. "E’ una catastrofe, guardi che danni abbiamo avuto qui", dice Marianna Cellai che ha chiuso il negozio di alimentari Luana a Grassina, impastato nel fango, con cinque banchi di surgelati da buttare. Ma si stringe nelle spalle, "dobbiamo attrezzarci per resistere a questi eventi". La resilienza. L’adattamento a questi che non sono i temporali estivi d’un tempo che s’aspettava spiovesse, ma tempeste tropicali, con bombe d’acqua e vento che si abbattono con violenza su porzioni, anche ristrette, di territorio, facendo man bassa. Anche dei libri di Annalisa, che insegna spagnolo e ha pudore delle sue lacrime spese per le cose perdute ma a lei care. Dentro il dispiacere c’è anche la paura di quel che poteva essere. Tanti, lei compresa, potevano lasciarci la pelle. Abita in via di Tegolaia, a Grassina, una delle frazioni di Bagno a Ripoli che si lecca le ferite dopo quel maledetto lunedì che ha ferito mezza Toscana.

110 milimetri di pioggia caduti in meno di tre ore tra Grassina, Antella e Bagno a Ripoli, sette chilometri quadrati: 16 millimetri concentrati in un quarto d’ora. Più di quanti mediamente ne fa in un mese. Il torrente Ema dalla secca totale in meno di tre quarti d’ora è arrivato sul filo dei tre metri, al punto di esondazione. Ma l’alluvione c’è stata lo stesso: il reticolo di fossi e canali non ha retto. Trasformando le strade in fiumi di fango e detriti che sono scesi a valanga dalla collina. Spaventose le immagini di via delle Quercioline, di via Giotto, di via del Pian di Grassina. Dieci case inagibili, sommerse dall’acqua. Simona Benucci è testimone di quel che è accaduto. "L’appartamento del figlio di mio cugino è sotto due metri d’acqua: hanno tolto l’acqua dalle cantine e dai magazzini, non dando priorità alle case". Venticinque persone sfollate: ospiti di amici, col Comune che si è reso subito disponibile ad accoglierle. Il sindaco Francesco Casini è tornato di corsa dalla Locride: "Un disastro", dice. Il Centro operativo comunale a Bagno a Ripoli alle dieci di domenica sera era già attivo. "Chiederemo lo stato di calamità naturale, i danni sono enormi – spiega Casini – La cosa positiva è che le casse di espansione di Capannucce hanno funzionato, salvando tutta la valle dell’Ema fino almeno al Galluzzo". Camilla Boccaccini abita in via Giotto, a Grassina: indica il cantiere aperto nel 2015 per la variante di via Chiantigiana l’origine del disastro. E non è la sola, in quella zona, chi ci abita lo vede: "C’erano già stati movimenti di terreno, a questo giro, dove hanno fatto la strada per le ruspe è venuto giù tutto. E il fiume di fango ha portato via tutti i sassi che hanno distrutto quelolo che trovavano al di sotto dell’invaso", racconta.

Di chi è la colpa? "Le responsabilità le accerteremo, ora pensiamo alla gente. Abbiamo eseguito manuntenzioni e abbiamo coinvolto enti: verificheremo tutto, ma siamo stati di fronte a un evento veramente eccezionale", spiega il sindaco Casini. Fatto è che la polemica si solleva. La gente è infuriata.

La paura più grande per l’ospedale di Ponte a Niccheri: la polizia e i vigili del fuoco hanno garantito il passaggio dei mezzi di soccorso in mezzo al fiume d’acqua. Allagati gli spogliatoi dei sanitari e il parcheggio nel seminterrato. Black-out elettrico e telefoni fuori uso. L’ospedale è tornato alla completa operatività a mezzanotte e quaranta. "Sono state ore di paura, non si capiva da dove arrivasse l’acqua le strade erano fiumi", racconta il ‘brasiliano’, Massimo Pulini lo chiamano così perché vive in Brasile anche se è di qui. "Questi fenomeni li vedo laggiù, ora anche qui".

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