Ciatti, l’appello in Spagna il 29. Ma l’ultima parola spetta ai giudici

Confermata l’udienza a Barcellona, però il tribunale della Catalogna potrebbe anche interrompere il processo per l’assenza dell’imputato, latitante. I legali: "Se ci si ferma, resta il procedimento italiano"

Firenze, 21 novembre 2022 - Omicidio di Niccolò Ciatti, l’udienza d’appello del 29 novembre a Barcellona è confermata. Ma resta il punto interrogativo su quella che sarà la decisione dei giudici della corte d’appello spagnola circa il procedere o meno in assenza del l’imputato: il ceceno Rassoul Bissoultanov, latitante dallo scorso luglio. In primo grado, a Girona, Bissoultanov è stato condannato a quindici anni per omicidio volontario. Contro quella sentenza, hanno fatto ricorso sia la famiglia Ciatti per chiedere una pena più severa (il massimo previsto dalla legge spagnola è 25 anni), sia la difesa dell’imputato, che punta invece a ridimensionare l’accusa in una versione più “soft“. 

Niccolò Ciatti, vittima di un’aggressione in discoteca nell’agosto del 2017
Niccolò Ciatti, vittima di un’aggressione in discoteca nell’agosto del 2017

Ma cosa può succedere il 29 al Tribunal superior de Justicia de Cataluña? Se i giudici opteranno per la celebrazione del processo, ci sarà la discussione delle parti e poi i giudici andranno in camera di consiglio. La sentenza verrà notificata al termine della riserva. Se invece il tribunale di secondo grado decidesse per la non procedibilità per l’assenza dell’imputato, il processo spagnolo potrebbe estinguersi. Ma Bissoultanov non la farebbe franca: fortunatamente, è in piedi il processo parallelo di Roma (prossima udienza a dicembre, possibile sentenza a marzo), e se i giudici di Barcellona valutassero indispensabile la presenza del ceceno, la giurisdizione che andrebbe automaticamente a giudicare il delitto di Lloret de Mar, sarebbe quella italiano. Per il nostro codice penale, Bissoultanov, accusato di omicidio volontario, rischia l’ergastolo. "Il giudice non ha preventivamente indicato nel decreto di citazione la sua intenzione - dice l’avvocato Agnese Usai, legale della famiglia Ciatti -. Stabilendo l’improcedibilità si darebbe all’imputato la facoltà di decidere sulla sua punibilità, perché si estinguerebbe il processo e verrebbe annullata anche la sentenza di primo grado. A questo punto è provvidenziale l’azione della giustizia italiana, perché senza quella ci troveremmo davanti all’impunibilità di Bissoultanov". 

La “garanzia“ del processo italiano, non attenua il calvario giudiziario che la famiglia Ciatti sta attraversando dall’agosto del 2017 ad oggi. Alla lentezza della giustizia spagnola, si è aggiunta la pandemia: il risultato è stato che il processo di primo grado si è celebrato a quasi cinque anni dalla morte di Niccolò, steso da un calcio killer alla testa sferrato con modalità "da professionista" dal ceceno, sulla pista della discoteca St Trop dove il 21enne Ciatti e i suoi amici di Scandicci stavano passando l’ultima serata della vacanza in Costa Brava. Alle udienze di Girona, Bissoultanov ci è arrivato praticamente da libero: dopo la scadenza del termine di quattro anni di carcerazione preventiva, Bissoultanov era finito un’altra volta dentro in Germania grazie a un mandato d’arresto emesso dall’Italia. L’imputato era stato estradato in Italia, ma alla vigilia dell’inizio del processo dinanzi alla corte d’assise di Roma, i giudici lo hanno incredibilmente liberato. Quella decisione è stata poi annullata dalla Cassazione per una mancanza formale: gli avvocati dei Ciatti non erano a conoscenza dell’istanza avanzata dalla difesa del ceceno, alla quale avrebbero potuto opporsi, argomentando. Ma la vittoria in Cassazione ha portato più amarezza che gioia, a casa Ciatti: senza quell’errore, oggi Bissoultanov sarebbe ancora detenuto in Italia, non un latitante in fuga.

 

 

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