Firenze, 20 maggio 2017 - Di primo acchito potrebbe sembrare una tradizione tipica del posto, un rito propiziatorio, una strana usanza che, volente o nolente, fa parte del tessuto sociale. E invece dietro quelle secchiate d’acqua c’è molto di più. C’è rabbia, esasperazione, voglia di arrendersi e chiudere tutto a chiave. C’è tutto un mondo dietro che i turisti ignorano e i fiorentini che non abitano lì, sfiorano appena quando di sfuggita attraversano ‘Borg’Unto’ per andare in piazza della Signoria o, all’inverso, in piazza Santa Croce.
In Borg’Unto, ovvero via dei Neri – così è stata battezzata dai residenti – tutti i giorni commercianti e residenti si difendono con secchiate d’acqua dai torpedoni che «coprono le nostre attività e ci impediscono di entrare nelle nostre case». Sono tempi bui per via dei Neri, 150 metri di strada a ridosso di piazza della Signoria, che si è trasformata in una vera e propria mensa a cielo aperto con i suoi 20 locali dove si può mangiare, comprare cibo da asporto o alcol a volontà. «Noi siamo murati vivi» dice Brunina Lanzo dell’omonima enoteca. «E noi non possiamo entrare in casa» aggiunge Andrea Frizzoni. Vive da 30 anni in via dei Neri ed è stato costretto a modificare il suo portone con uno scivolo anti seduta. «Ma nemmeno questo serve a fermare i bivacchi» aggiunge.
E’ una furia Andrea, come Mario che sta per traslocare («Non si può vivere così» le sue parole) e Giampaolo Castelli. «Centinaia di persone, fino a notte fonda – denuncia Castelli –, sostano, mangiano, bevono e bivaccano sul marciapiede e su tutta la sede stradale, con disagi per i residenti e per il traffico veicolare, sia privato che pubblico, come taxi, ambulanze, mezzi di soccorso». «Scusi, permesso, posso passare» comincia e finisce così la giornata di via dei Neri. Lo dice Maria Grazia, una professoressa che non riesce proprio ad abituarsi «a questo inferno». Un ritornello che ripeterà fino a notte fonda, per farsi largo tra la folla e raggiungere il portone. «E mettici anche un paio di bracciate e uno zigzag tra cocci e sacchetti abbandonati». Intorno alle 13 quando un residente ha innaffiato il tratto di marciapiede che costeggia l’uscio di casa («Mi dica se è possibile che io debba chiedere il permesso per entrare nel mio appartamento» sbotta) è volato anche un «vada a...». Abbiamo contato almeno venti turisti, infradito, minigonne strizzate e panino alla mano, appiccicate come sardine a bordo strada. Un odore raccapricciante e macchie d’unto ovunque. Da qui il nome Borg’Unto.
«Chiediamo la presenza di un vigile almeno nelle due ore più critiche, dalle 12 alle 14, arredi urbani come fioriere-anti bivacco e la pedonalizzazione del primo tratto di via dei Neri, quello più vicino a piazza della Signoria» sottolinea Roberta Pieraccioni, portavoce del nascente comitato via dei Neri. Un’associazione di residenti e commercianti con l’obiettivo di riqualificare la zona. La preoccupazione è tanta. «Si stanno liberando – aggiunge Castelli – almeno altri quattro nuovi fondi, come verranno sostituiti? Ci auguriamo che anche via dei Neri possa esserre tutelata dal Regolamento Unesco».
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