Da giù a su: il miracolo in maschera

Luigi

Dei

La parola di oggi è giù, ma anche il suo opposto, su.

C’era una volta un paese meraviglioso: nei rapporti fra le persone non esisteva alcuna finzione o ipocrisia e quindi non esistevano raggiro e imbroglio in quest’isola felice. Qualche malcapitato straniero aveva tentato d’introdurre falsità e impostura, ma per gli abitanti di quel paese era stato un gioco da ragazzi smascherare i lestofanti.

Anche nei casi di più subdoli malfattori l’ambigua dissimulazione si era rapidamente palesata e in poco tempo gli ingannatori erano stati espulsi da quel luogo indenne dal morbo della falsità e della doppiezza. Pareva quasi che quegli indigeni fossero vaccinati fin dalla nascita contro la contaminazione del tremendo male.

Tutto, dunque, scorreva felice in quella località idilliaca, fin quando, inspiegabilmente portato dal vento, s’infiltrò un virus misterioso che trasformò quella lieta convivenza civile in permanente conflittualità a causa della totale perdita della sincerità nei rapporti fra gli individui. Truffe, frodi, fregature, brogli resero l’isola invivibile e nessuno riusciva più a distinguere i sani dai contagiati dal virus: i sintomi erano variabili per tipo e intensità, ma l’effetto complessivo era l’impossibilità di una pacifica coesistenza. Nessuno si fidava più di alcuno e nessuno riusciva più nell’intento di svergognare e svelare i colpevoli di questa terribile mutazione comportamentale, nonostante costanti e assillanti tentativi di smascheramento. Per colmo di disgrazia fu proprio in quel tempo che arrivò un altro orrendo virus, pare originato da un salto di specie pipistrello-uomo. L’umanità di quell’isola precipitò nel marasma più totale, rischiando l’estinzione per le patologie mediche del secondo virus, fin quando accadde un miracolo linguistico. Il secondo virus fu sconfitto con l’arma opposta a quella con cui si tentava di sconfiggere il primo: un geniale inventore cambiò l’avverbio e da “giù la maschera” si passò a “su la maschera”!