Greve in Chianti, la strage. L’impianto del gpl nel mirino della procura

Le due abitazioni interessate dall’esplosione erano state recentemente ristrutturate. Nella casa delle tre vittime mancava l’allaccio

Esplosione a Greve (foto Germogli)

Esplosione a Greve (foto Germogli)

Greve in Chianti (Firenze), 22 maggio 2021 -  Borgo di Dudda, dove nell’esplosione di una villetta sono morti i pratesi Giuseppina Napolitano, 59 anni, il suo compagno Fabio Gandi, 59, e il suo ex marito Giancarlo Bernardini, 64, non è servita dal metano. Le poche abitazioni del piccolo centro immerso nel verde del Chianti, teatro di una delle più grosse tragedie di queste zone, si servono del gas mediante il «maialino».

Ma la casa appena acquistata da Giuseppina Napolitano e da Fabio Gandi, ancora non aveva neppure l’allacciamento: nell’alloggio, hanno ricostruito i carabinieri e i vigili del fuoco, c’era - al momento - una piastra a induzione e una bombola. Difficile che da lì possa essere partita quella deflagrazione devastante, che ha polverizzato il rustico composto da due unità abitative.

L’attenzione degli inquirenti si sta concentrando sull’impianto dell’abitazione posta al piano di sotto, dove miracolosamente non erano ancora presenti i nuovi proprietari: marito, moglie e un bimbo di due anni. Si sarebbero trasferiti stabilmente nel borgo di Dudda tra qualche giorno. Il ritardo ha salvato loro la vita. Ma il bilancio è ugualmente pesantissimo. I vigili del fuoco hanno lavorato un giorno intero per estrarre dalle macerie le tre vittime. Prima con la speranza, alimentata dai flebili lamenti che si percepivano da sotto i calcinacci, di salvare almeno una vita. Speranza che è andata affievolendosi con il passare delle ore. Il primo corpo recuperato è stato quello di Fabio Gandi. Nel pomeriggio, quando nel paesino del Comune di Greve era atterrato anche un cane da ricerca, i vigili del fuoco hanno trovato Giancarlo Bernardini. Le ricerche sarebbero andate avanti per tutta la notte, se necessario. Ma intorno alle 11 di sera, anche la terza vittima, Giuseppina, è stata tirata fuori dalle macerie.

Adesso la casa è sotto sequestro. Sono previsti ulteriori sopralluoghi. Le tre vittime dell’esplosione di Dudda erano arrivate da Prato per fare dei lavoretti dentro la casa appena acquistata dalla Napolitano e da Gandi. Bernardini, l’ex marito con cui la donna era in ottimi rapporti, era con loro per aiutarli: avevano in programma di montare le tende. Il complesso era stato da poco ristrutturato. Sia la coppia Napolitano-Gandi, che il vicino di casa del piano di sotto, avevano acquistato da poco la propria porzione d’immobile, oggi dilaniata. La pm Concetta Gintoli ha aperto un fascicolo per omicidio colposo.

Senza indagati, al momento, anche se in vista delle autopsie sulle vittime, potrebbero comparire. L’attenzione degli investigatori si sta concentrando sui lavori eseguiti nel rustico. In particolare sull’impianto che dal bombolone esterno porta il gpl, necessario per alimentare la caldaia, all’abitazione. E’ stato sbagliato qualcosa? I vicini di casa, inoltre, hanno riferito di un odore di gas che aleggiava da un paio di giorni. Forse, l’arrivo dei tre ha involontariamente causato un innesco in un ambiente già saturo. Il boato è stato tremendo. C’è stato anche un incendio: i segni del fuoco sono stati notati anche sui cadaveri. «Mai sentito nulla di simile», racconta la gente di Dudda, che al momento dell’esplosione stava facendo l’orto o prendendo l’aria elettrizzata di una campagna in cui stava per passare il Giro d’Italia.

 

 

 

 

 

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