"Io, ucraina trapiantata a Firenze, in ansia per le sorti del mio Paese"

Kateryna Zarkova, 35 anni, è una musicista. E segue dal capoluogo toscano l'evolversi della situazione al confine tra il suo Paese e la Russia, dove spirano venti di guerra

Kateryna Zarkova

Kateryna Zarkova

Firenze, 31 gennaio 2022 - “Purtroppo il rischio di una guerra c’è, perchè Putin è imprevedibile. I miei parenti sono pronti a scappare in Italia, qualora dovesse esserci l’attacco russo”. Kateryna Zarkova, 35 anni, segue con molta apprensione da Firenze le vicende che ruotano attorno al suo Paese, l’Ucraina. Venuta in Italia nel 2008 “per amore” (“Poi è finito, ma non quello per l’Italia”, dice), vive nel capoluogo toscano dal 2016. Insegnante di musica, musicista e cantante, Kateryna è molto attiva con l’associazione Kolos, nata proprio per far conoscere le tradizioni ucraine anche nella nostra città.

Come vedi la situazione del tuo Paese da qui?

“E’ tutto molto preoccupante. La gente è in ansia. E si chiede se davvero Putin sferrerà l’attacco oppure se si tratta dell’ennesima minaccia. Mia mamma è qui con me, ma in Ucraina ho mia padre e mia sorella, che è la più preoccupata perchè ha due figli piccoli. I miei parenti hanno l’idea di raggiungermi, se davvero dovesse scoppiare la guerra. Non è la prima volta che Putin minaccia il mio Paese. Tutto dipenderà dal fatto se riuscirà a raggiungere i suoi obiettivi a livello politico. In Ucraina gira voce che la situazione potrebbe precipitare dopo le Olimpiadi in Cina. Ci sono state poi delle telefonate anonime in cui si diceva che le scuole sarebbero sotto attacco. Per questo sono state fatte subito delle prove di evacuazione. Le persone sono in forte allarme. È chiaro”.

I tuoi familiari fanno parte dei volontari che effettuano esercitazioni militari?

“No, questo no..”.

Ci sono difficoltà nel reperire cibo e merci?

“Per fortuna no. Per ora, da questo punto di vista la situazione è di apparente normalità. Ci sentiamo poi senza problemi. Non ci sono difficoltà di collegamento internet”.

Esiste veramente un’identità ucraina?

“Certo. Intanto, abbiamo una nostra lingua. Parliamo anche russo, perchè con l’Unione Sovietica ci hanno obbligato ad impararlo. Abbiamo poi le nostre tradizioni in fatto di musica, canzoni e costumi. Nel nostro dna siamo spiriti liberi, abituati alla democrazia. I veri i cosacchi erano organizzati in modo democratico. Sono poi stati cancellati da Caterina II e alcuni di loro sono diventati soldati russi. Io suono proprio la Bandura, lo strumento dei i cosacchi. È come se la Russia fosse il marito padrone e l’Ucraina la moglie sottomessa, mai libera di prendere decisioni. Quando il mio Paese decide di rialzare la testa, guardando verso l’Europa, ecco che la Russia minaccia”.

Anche a Firenze c’è un’associazione di cultura ucraina.

“Sì, certo. Ce ne sono tante in Italia. Non mancano neppure i ristoranti. Prima della pandemia, a Firenze organizzavamo tanti eventi. Penso a concerti di beneficienza per i bambini poveri del mio Paese, al convegno su Dante e Shevchenko (il poeta e umanista ucraino che ha segnato la letteratura del Paese, ndr) che ha il suo monumento nel giardino delle Oblate. Come il vostro Dante, anche il nostro Sommo Poeta ha patito l’esilio. Abbiamo poi partecipato al Carnevale multiculturale di San Donato, a Novoli. Purtroppo, la pandemia ha interrotto tutti questi bellissimi eventi. Ma prima o poi ripartiremo”.