Energia e materie prime: le aziende più colpite

Dai metalli all’edilizia fino all’agroalimentare, l’allarme dei sindacati: "Ricadute enormi sulle famiglie. Sono a rischio interi sistemi"

I cantieri rischiano lo stop

I cantieri rischiano lo stop

Firenze, 18 marzo 2022 -  I rincari di carburante ed energia, gli aumenti dei costi delle materie prime, le sanzioni che bloccano l’import e l’export dalla Russia. La "tempesta perfetta" sembra essersi abbattuta sull’economia, anche a Firenze. Eppure le imprese per il momento resistono, riorganizzando i turni, cercando di ottimizzare i costi e sperando che il quadro internazionale possa presto migliorare.

"Nella zona fiorentina non abbiamo notizie di cassa integrazione o licenziamenti – spiega Alessandro Beccastrini, segretario generale della Fim Cisl Toscana – ma la preoccupazione è altissima. Molte aziende ci dicono che, se la situazione non cambierà a breve, sarà dura andare avanti. Stanno però tutte provando a resistere nella speranza che il peggio possa passare. A soffrire di più sono le imprese altamente energivore, come la Nuovo Pignone, quelle che lavorano metalli e quelle che facevano una parte importante del fatturato con la Russia. Anche la minuteria metallica collegata alla pelletteria, che era in ripresa, adesso è in difficoltà: in questo caso il costo delle collette rischia di penalizzare duramente le imprese italiane rispetto alla concorrenza di altri Paesi, soprattutto asiatici. Il rischio è perdere fette importanti di mercato".

Sempre secondo i dati della Cisl, le Fonderie Palmieri di Firenze (come la JSW di Piombino) hanno già rimodulato la produzione per lavorare in fasce orarie più convenienti, soprattutto la notte, mentre molte aziende artigiane si stanno informando sugli ammortizzatori sociali con l’ente bilaterale, per una possibile sospensione dell’attività. Nell’agroalimentare, nel medio termine, i settori maggiormente esposti sono quelli con margine più ridotto, come i cereali. Stanno valutando di interrompere la produzione le piccole realtà che lavorano per la grande distribuzione, come chi fa cibi precotti.

Anche nell’edilizia, il caro energia si fa sentire: il rischio è che i cantieri si fermino, perché lavorando perdono attualmente dal 30 al 50% del margine, a seconda dei contratti stipulati. "Non siamo ancora di fronte a conseguenze drammatiche – spiega Massimo Braccini, segretario generale della Fiom della Toscana – ma i problemi sono tanti. Oltre alle materie prime è aumentato il costo per trasferire le merci e alcuni materiali non riescono ad arrivare. Nella zona fiorentina, per esempio, abbiamo tutto il settore della camperistica in fortissima sofferenza, perché a fronte di una buona domanda non ci sono materiali per lavorare. Infine ci sono le ricadute enormi sulle famiglie, con un calo del potere d’acquisto. Servono regole e provvedimenti unitari in tutta Europa per evitare che interi sistemi crollino".

«L’aumento dei costi dell’energia cade due volte sulle spalle dei lavoratori – conferma Daniele Calosi, segretario generale Fiom Cgil Firenze – da un lato con i rischi di cassa integrazione e dall’altro con l’incremento dei costi delle bollette". "Il caro energia sta mettendo a dura prova le aziende toscane, il rischio concreto è che ci sia a breve un crollo produttivo generalizzato, con conseguenti licenziamenti – ha detto Marco Stella, capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale –. Per questo invito la Regione e la sua giunta a raccogliere il grido d’allarme di Confindustria e provvedere a una nuova cassa integrazione in deroga, per evitare la perdita di migliaia di posti di lavoro".

 

 

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