Covid. Varianti: sintomi e trasmissibilità / LA GUIDA

Ecco tutto quel che c'è da sapere. "Le varianti Delta e K hanno un profilo clinico basso, ma i loro sintomi rischiano di essere sottovalutati. Sempre bene fare il tampone"

Varianti Covid

Varianti Covid

Firenze, 3 luglio 2021 - Un po’ di mal di gola, il naso che cola. Sintomi apparentemente banali che però possono nascondere l’insidiosa variante Delta. Ecco perché il consiglio è sempre quello: “Capisco il fastidio e la stanchezza generale, ma è sempre bene fare il tampone”, afferma Renzo Berti, direttore del dipartimento Prevenzione dell'Asl Toscana centro.

Al momento nel Fiorentino sono sei i casi di variante Delta. “Una persona aveva completato il ciclo vaccinale e dunque non ha alcun sintomo - spiega Berti -. Pensi che la positività è emersa solo grazie ad uno screening che il signore ha dovuto fare per motivi di lavoro. Altrimenti sarebbe rimasto completamente sotto-traccia. Un’altra persona aveva invece ricevuto la prima dose di vaccino. Ha sintomi molto banali”. Ricordiamo che “la vaccinazione ha un effetto protettivo dalla malattia, non dall’infezione. Quindi, un vaccinato ha pochissime probabilità di sviluppare la malattia ma può infettarsi e diffondere il virus”. Adesso sono particolarmente sotto l’occhio dei riflettori la variante Delta e “l’ultima arrivata”, ovvero la K, che “pare circolare molto tra i giovani”. “Si tratta di forme di virus, ribadisco, con un profilo clinico piuttosto basso, che quindi danno pochi problemi. Questa è una fortuna, certo. Dall’altro lato, però, il problema è che i sintomi possono essere sottovalutati”, ribadisce Berti, che plaude alla scelta della Regione Toscana di “prevedere il sequenziamento a tappeto di tutti i tamponi fatti”.

Le varianti che più preoccupano gli esperti

Variante Alfa, identificata per la prima volta nel Regno Unito. Questa variante ha dimostrato di avere una maggiore trasmissibilità rispetto alle varianti circolanti in precedenza (trasmissibilità superiore del 37% rispetto ai ceppi non varianti, con una grande incertezza statistica, tra il 18% e il 60%). La maggiore trasmissibilità di questa variante si traduce in un maggior numero assoluto di infezioni, determinando, così, anche un aumento del numero di casi gravi.

Variante Beta, identificata in Sud Africa. Dati preliminari indicano che, nonostante non sembri caratterizzata da una maggiore trasmissibilità, questa variante potrebbe indurre un parziale effetto di "immune escape" nei confronti di alcuni anticorpi monoclonali. Siccome potenzialmente questo effetto potrebbe interessare anche l'efficacia degli anticorpi indotti dai vaccini tale variante viene monitorata con attenzione.

Variante Gamma, con origine in Brasile. Gli studi hanno dimostrato una potenziale maggiore trasmissibilità e un possibile rischio di reinfezione. Non sono disponibili evidenze sulla maggiore gravità della malattia.

Variante Delta, rilevata per la prima volta in India. Include una serie di mutazioni la cui contemporanea presenza desta ragionevole preoccupazione per la potenziale maggiore trasmissibilità e il possibile rischio di reinfezione. Sono state riscontrate anche varianti appartenenti al ceppo indiano, quindi geneticamente correlate, ma sprovviste della mutazione E484Q.

Ad oggi non ci sono prove che queste varianti causino malattie più gravi o rendano i vaccini attualmente impiegati meno efficaci. Sono in corso, fanno sapere dal Ministero della Salute, approfondimenti di ricerca, in collaborazione con i partner internazionali, per capire meglio l'impatto delle mutazioni sul comportamento del virus e per garantire che vengano presi tutti gli interventi di salute pubblica appropriati.

Perché una variante può risultare più trasmissibile?

Alcune mutazioni possono portare a cambiamenti nelle caratteristiche di un virus, come un’aumentata trasmissione (può diffondersi più facilmente) o una maggiore gravità (ad esempio, può causare una malattia più grave).

I vaccini sono efficaci contro le varianti del nuovo coronavirus?

I primi dati confermano che tutti i vaccini attualmente disponibili in Italia sono efficaci contro la variante Alfa del nuovo coronavirus. Vi sono evidenze che quanti hanno ricevuto solo la prima dose di una vaccinazione, che prevede la somministrazione di due dosi per il completamento del ciclo vaccinale, sono meno protetti contro l'infezione con la variante Delta rispetto all’infezione da altre varianti, indipendentemente dal tipo di vaccino somministrato.

Il completamento del ciclo vaccinale fornisce invece una protezione contro la variante Delta quasi equivalente a quella osservata contro la variante Alpha.