Covid, studio spagnolo: ai concerti non ci si contagia

Lo studio, promosso dall’ospedale universitario Germans Trias i Pujol di Badalona, la fondazione lotta contro l’HIV con il patrocinio del Primavera Sound, è stato realizzato su 500 persone partecipanti a un concerto con mascherina omologata, senza distanziamento sociale e con test antigenici all’entrata.

Firenze, 18 gennaio 2021 -  E' possibile partecipare ad un concerto durante la pandemia? E' immaginabile organizzare eventi dal vivo senza che questo determini un pericolo per la salute individuale e collettiva? E' la domanda alla quale ha cercato di fornire una risposta uno studio spagnolo, promosso dall’ospedale universitario Germans Trias i Pujol di Badalona, dalla fondazione lotta contro l’HIV, e realizzato con  con il patrocinio del Primavera Sound, ovvero uno dei più importanti festival musicali d'avanguardia del mondo, capace di richiamare ogni anno centinaia di migliaia di appassionati di musica.

E il responso  è quantomai sorprendente: nessuna delle 463 persone che hanno preso parte ali del trial clinico effettuato in occasione dell'evento pilota organizzato lo scorso 12 dicembre nella storica sala concerti Apolo si è contagiato. 

Come è stato possibile? Allo studio, che prima della realizzazione è stato approvato da un apposito comitato etico, hanno partecipato qualcosa come mille persone, che hanno firmato un consenso informato, selezionate in base all'età e ad altre caratteristiche specifiche, come quella ad esempio di non convivere con persone anziane. A queste persone sono stati  somministrati  test antigenici il giorno stesso dell'evento. Poi sono state divise in  due gruppi:  il primo è andato a seguire il concerto, il secondo no. A tutti è stato fatto anche un tampone PCR, il cui risultato è arrivato il giorno successivo, mentre il test antigenico, come è noto,  dà la possibilità di conoscere in dieci minuti il risultato. 

La metà delle persone che è entrata all'Apolo, una sala al chiuso, ha partecipato ad un evento di 5 ore, con concerti e dj set. All'entrata alle persone veniva fornita una mascherina con fattore di protezione 2, che doveva essere indossata obbligatoriamente durante tutto l'evento. I flussi di  smistamento dell'ingresso e dell'uscita seguivano dei percorsi stabiliti, al fine di evitare assembramenti e calca,  ma all'interno della sala si poteva ballare, cantare , ci si poteva abbracciare, e non era richiesto di mantenere il distanziamento sociale. 

"Due erano le attività che ci sembravano rischiose -sottolinea  Josep M. Llibre, PhD dell’ospedale universitario Germans Trias i Pujol di Badalona, co-autore della ricerca- ovvero  fumare e consumare bevande. Nel primo caso avevamo abilitato una sala con uscita all'aperto, direttamente collegata alla sala concerto;  la sala bar era invece  separata: si potevano consumare alcolici, ma alle persone era richiesto di togliere la mascherina solo durante il consumo delle bevande".

La permanenza media all'interno della sala è stata di due ore e mezza a persona. Ebbene, dopo 8 giorni, quando sono stato rifatti i test e i tamponi, nessuna delle 463 persone del gruppo che aveva preso parte all'evento dal vivo in un ambiente chiuso è risultata positiva al SARS Cov-2. Mentre per l'altro gruppo, quello che non ha preso parte ai concerti, sono state de le persone infettate. Un dato, quest'ultimo, perfettamente in linea con il trend generale del contagio in quel momento all'interno della popolazione giovanile,  con stesse caratteristiche delle persone  che hanno partecipato al trial"

"Si tratta  di un risultato fantastico:  sulla base dei dati che abbiamo possiamo chiaramente affermare che i concerti, se ben organizzati, con test all'inizio e gli accorgimenti che abbiamo elencato, non sono occasioni di contagio. Soprattutto non lo sono più di qualsiasi altra occasione della vita" dice ancora il dott. Josep M. Llibre.

Che aggiunge: "tenete conto che noi abbiamo considerato la situazione più rischiosa, ovvero un concerto in piedi, al chiuso, di durata particolarmente prolungata, in cui le persone potevano cantare, ballare, abbracciarsi. Gli eventi all'aperto o quelli con il pubblico seduto, anche al chiuso, sono enormemente meno rischiosi. Per cui quello che possiamo tranquillamente  concludere è che, se non ci sono stati problemi nel nostro trial, è da escludere che in situazioni già di per sé meno rischiose possano esserci".

Ora i risultati dello studio saranno pubblicati ed esposti in un convegno a livello internazionale per essere sottoposti ad un'ulteriore momento di verifica. Ma è certo che quanto acclarato nel trial di Barcellona lascia uno spiraglio di ottimismo soprattutto in vista della prossima  stagione primaverile ed estiva, dopo che concerti, spettali ed eventi live sono stati praticamente sospesi da un anno e passa. 

 

 

 

 

 

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