"Le misure anticovid del governo? Bene se eviteranno l'assalto agli ospedali"

Alessandro Di Vito, politico e medico al pronto soccorso: "Strutture invariate: bisogna scongiurare l'arrivo in massa di pazienti anche a costo di qualche rinuncia"

Alessandro Di Vito, consigliere comunale e medico al pronto soccorso

Alessandro Di Vito, consigliere comunale e medico al pronto soccorso

Firenze, 17 ottobre 2020 - "Sono favorevole alle iniziative del governo di restringere gli orari dei locali, di limitare le uscite degli italiani. Sono medico al pronto soccorso, negli ospedali la situazione delle strutture non è cambiata rispetto all'inizio della pandemia ed è benvenuta ogni misura idonea a impedire o ridurre il rischio di  un eventuale arrivo in massa di persone infette".

 Alessandro Di Vito è consigliere comunale eletto nella lista civica SiAmo Lucca e lavora al pronto soccorso della sua città, dove nell'ospedale San Luca è stato realizzato uno dei tre reparti Covid dell'Asl Toscana Nord Ovest.     

Meno libertà per avere, si spera,  più sicurezza. Come politico e medico, è d'accordo?

"Sì. Con l'arrivo dell'inverno aumentano le aggregazioni, non solo in famiglia. Si vive al chiuso, finestre sbarrate, la propagazione del virus può provocare una carneficina".

Mascherine, gel, distanziamenti non bastano.

"La gente non ha capito i rischi che corre. Il covid è un virus carogna, si propaga in un attimo, non perdona. E lo Stato è stato contraddittorio. ha chiuso sì, le discoteche ma lasciato aperti i piano bar con 25 persone. Numeri diversi, ma il rischio è identico".

Il freddo è appena arrivato.

"Siamo in un momento delicatissimo. Temperatura e condizioni climatiche sono analoghe a quelle di aprile, ma guai a fare confronti: allora il virus era indebolito dal lungo lockdown, mentre ora, con l'estate appena alle spalle è più facile per le persone incorrere in trasgressioni".

I contagiati sono sempre più giovani.

"Nel nostro ospedale, i ricoverati sono quasi tutti sotto i sessant'anni, al contrario di quanto accadeva durante il primo lockdown. E' come se i saggi anziani si fossero resi conto del pericolo di morire e avessero assunto comportamenti responsabili. Mentre i più giovani esibiscono maggior disinvoltura". 

Come sono avvenuti i più recenti contagi? 

"in momenti banali. A Barga, galeotta è stata una festina di compleanno, altrove, una cena affollata. Ogni occasione è buona". 

Gli ospedali sono attrezzati a far fronte all'emergenza?

"Sono passati sei mesi, ma dal punto di vista strutturale siamo fermi a febbraio". 

Faccia il conto. 

"Qui a Lucca avevano ricavato 14 posti di terapia intensiva nei locali del vecchio ospedale al Campo di Marte ma sono stati smantellati: Avrebbero offerto lo spunto per trasferire lì l'intero reparto covid, lasciando l'ospedale ai pazienti ordinari".

Già, chi soffre di altre patologie?

"In tutta Italia ha pagato la precedenza data al covid. A primavera abbiamo combattuto la pandemia non con forze nuove, ma  sottraendo spazi agli altri ammalati. Per Il covid erano stati sottratti due setting al Day Surgery".

E con l'estate in mezzo?    

"Non si è fatto niente. Né per le strutture, né - sul piano organizzativo - per realizzare una regia unica fra ospedale e territorio. Siamo com'eravamo a inizio 2020. In caso di contagio di massa dovremo togliere spazi alle cure tradizionali".

Il governo aveva promesso di ampliare tutte le terapie intensive.

"Lo ha fatto solo in parte, comunque non qui. Il governo ha sbagliato anche comuncazione: il conto  dei nuovi casi ha un senso a livello locale, ma sul piano nazionale trasmette inquietudine, paura che non si risolve in una diminuzione del numero di infetti".

Qual è il rischio che spera di veder scongiurato?

"Trovarsi a fronteggiare un numero di pazienti covid che le strutture e il personale non sono in grado di accogliere. Per questo, a malincuore   dico che è meglio tagliare qualcosa dalle nostre vite di cittadini per evitare il rischio i contagi. Anche a me piace la vita normale. E' per tornare ad assaporarla, che è meglio fare qualche sacrificio e qualche rinuncia, ora"    

 Piero Ceccatelli

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