Coronavirus Firenze: per Careggi il primo giorno senza nuovi contagi

Al pronto soccorso 40 ore liberi dall'emergenza, dopo più di due mesi di battaglia in trincea: il primo caso il 25 febbraio

Il direttore del pronto soccorso di Careggi, Stefano Grifoni con l’équipe

Il direttore del pronto soccorso di Careggi, Stefano Grifoni con l’équipe

Firenze, 30 aprile 2020 - Ed è arrivato il primo giorno (e mezzo) senza casi Covid al pronto soccorso di Careggi, il più grande ospedale della Toscana e del centro Italia. Se dal punto di vista statistico il risultato non ha grande significato perché nuovi casi potrebbero arrivare in ogni momento, già che il virus continua a circolare, psicologicamente, per gli operatori che da due mesi combattono in trincea, è stato un momento di sollievo. Come lo è per i cittadini che ogni giorno seguono l’andamento dei contagi e soprattutto del numero dei decessi che, purtroppo, decresce assai lentamente.

Il 28 aprile e il 29, almeno fino alle 17, nessuna nuova diagnosi di Covid. Al pronto soccorso di Careggi, diretto da Stefano Grifoni, dal 25 febbraio, quando è stato segnalato il primo caso di coronavirus, sono stati fatti tamponi a 1.868 pazienti dei quali 356 risultati positivi: 299 sono stati ricoverati; 279 nei reparti ’bolla’, 16 in terapia intensiva, 4 in subintensiva; 56 pazienti sono stati dimessi, uno è deceduto.

Dottor Grifoni, due mesi che hanno richiesto il massimo impegno di tutte le forze... "E’ stato un lavoro di dedizione totale. Il pronto soccorso è il luogo dove devono essere individuati e diagnosticati i casi Covid. Oltre all’impegno per i pazienti abbiamo sentito, fortissima, la responsabilità di difendere l’ospedale dal contagio. Basta che sfugga un solo caso per causare un disastro...". Serve un’organizzazione scrupolosissima. "Ce l’abbiamo fatta proprio per questo motivo. Con linee guida rigorosissime. La prima selezione dei pazienti viene fatta già al pretriage, prima di entrare nei locali del pronto soccorso. Subito dopo con il ’tvr’, il sistema di monitoraggio che ci consente di inquadrare clinicamente il paziente con una macchina radiografica, l’emogasanalizzatore e l’ecografia, per cui abbiamo un centro di riferimento importante a livello europeo nella nostra struttura". E’ importante il lavoro di squadra. "Assolutamente. Abbiamo una squadra coesa: ognuno scende in campo con il proprio ruolo. C’è una grande multidisciplinarietà. Un gruppo si occupa della clinica, un altro di revisione della casistica, un altro ancora della notifica dei casi. Tutto deve essere tenuto sotto rigoroso controllo. Intervenendo con i protocolli più aggiornati". Avete diviso gli spazi? "Abbiamo 15 posti più tre in isolamento nella prima stanza Covid e una seconda con altri 18 posti, 36 letti sono dedicati ai pazienti no Covid, oltre ai 18 posti nel reparto di Osservazione". Quando avete registrato il picco? "Il numero più elevato di diagnosi Covid lo abbiamo registrato il 23 marzo, con 20 casi positivi". Ora dovrà cambiare ancora l’organizzazione? "Ora che il numero di casi positivi si sta riducendo dovremo modificare ancora. Con misure di sicurezza sempre più stringenti per tutelare pazienti e operatori. Distanziando i letti di un metro e ottanta fra loro, diminuirà la capacità di accoglienza più o meno del 30%. Abbiamo già elaborato un piano organizzativo". Il numero degli accessi era drasticamente diminuito, ora ricomincerà a crescere: potrete dare risposta a tutti? "Sicuramente. I codici più gravi erano diminuiti perché, con la gente in casa, ci sono stati meno incidenti stradali e sul lavoro. Sorprendentemente non abbiamo rilevato un aumento di incidenti domestici. Accoglieremo tutti, rispettando le misure di sicurezza. Per i codici ambulatoriali speriamo in una forte interazione con i medici di famiglia. E con il 118 per gli invii alle strutture con maggiore disponibilità". © RIPRODUZIONE RISERVATA

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