"Abbiamo riaperto la sinagoga. Per pregare più distanti fra noi"

David Liscia, presidente della Comunità ebraica: "D'inverno teniamo chiuso il luogo più grande. Ora lo usiamo per evitare rischi"

David Liscia, presidente della comunità ebraica di Firenze e Siena

David Liscia, presidente della comunità ebraica di Firenze e Siena

Firenze, 29 febbraio 2020 - Quali sono le reazioni alle indicazioni sul Coronavirus da parte della comunità ebraica?

Lo chiediamo a David Liscia, presidente della Comunità ebraica di Firenze e Siena.

"Al nord le sinagoghe, come quella di Milano, sono state chiuse. Le funzioni sono sospese e ognuno prega dove e come può".

I riti sono ugualmente praticabili?

"Alcune preghiere sono collettive, richiedono la presenza di almeno dieci persone  e sono quindi impossibili a realizzarsi a casa. E lì non possono figurare i rotoli della legge, conservati nelle sinagoghe".

A Firenze, invece?

"Il coronavirus ci ha costretti a riaprire la sinagoga che in inverno, essendo assai fredda, teniamo chiusa e concentriamo i riti nella parte sotterranea, di dimensioni più limitate e quindi più confortevole.   Per evitare assembramenti e mantenere una certa distanza fra le persone, ci riuniamo in sinagoga".

E chi è ammalato?

"Ovviamente chiediamo a chi manifesti sintomi di rispondere alla propria .coscienza e restare a casa".

I vostri riti prevedono abbracci o strette di mani?

"No. E non abbiamo l'equivalente delle acquasantiere. Da questo puntio di vista abbiamo minori problematiche".   

 

 

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