Firenze, la console: "Gli Usa credono nella Toscana". Investimenti per 120 milioni di euro

La rappresentante del Governo statunitense in Toscana assicura un graduale ritorno dei turisti e degli studenti: "A settembre ci saranno già migliaia dei nostri ragazzi"

La console Usa Ragini Gupta (New Press Photo)

La console Usa Ragini Gupta (New Press Photo)

Firenze, 15 luglio 2021 - Da quasi un anno è la nuova inquilina di Palazzo Calcagnini, sul lungarno Vespucci 38, storica sede del Consolato americano a Firenze. E nonostante le restrizioni per la pandemia non ha perso tempo: ha conosciuto la città e i suoi interlocutori, tessendo rapporti e progetti. Con la gioia di vedere che piano piano, sia i turisti che gli studenti del suo Paese, cominciano a tornare in riva all’Arno. Ragini Gupta, Console Generale degli Stati Uniti d’America, prima di arrivare a Firenze ha svolto numerose e importanti missioni diplomatiche in varie parti del mondo, tra cui Giordania, Messico, Pakistan e India. Console Gupta, conosceva già la città? Qual è stato l’impatto, la prima impressione? "Ero già stata qui molti anni fa, quando ero una studentessa con uno zaino sulle spalle, affascinata dalla storia, dalla cultura e dall’arte di questa bellissima regione. Tornarci con questo incarico è stata la realizzazione di un sogno. Sono estremamente onorata di poter rappresentare il mio Paese qui, per approfondire e rafforzare i legami già così forti fra la Toscana e Stati Uniti. L’impressione è stata ottima, perché questa terra è rimasta incredibilmente accogliente nei confronti dei miei connazionali. E questo forse è il motivo per cui gli americani si sentono a casa, qui in Toscana". Il Covid però a cambiato tutto. Adesso che cosa pensano di noi? Quando torneranno? Sanno che ci stiamo vaccinando? "Sono ottimista al riguardo, perché c’è un aumento graduale sia dei turisti che degli studenti. La scorsa primavera ad esempio erano rimasti appena 800 studenti americani. Ma sappiamo che in estate saranno più di mille ed entro settembre si arriverà oltre duemila. Quindi c’è una luce in fondo al tunnel. Certo, ci vorrà del tempo per tornare ai numeri pre-Covid, quando anno avevamo fino a 15mila studenti americani. Col sindaco Nardella e la prefetto Guidi stiamo lavorando affinché si possa tornare a quei livelli e anche ad aumentarli" . Arriveranno anche altre università? "Sempre col sindaco stiamo collaborando affinché le opportunità possano crescere. Ad esempio, attraverso il gemellaggio già esistente con Philadelphia, stiamo cercando di incrementare i rapporti fra le due città, inclusi i programmi universitari". Quanti sono gli americani presenti sul territorio e quale è la loro percezione, anche in termini di sicurezza? "La giurisdizione del Consolato di Firenze comprende la Toscana l’Emilia Romagna e la Repubblica di San Marino, con 85mila cittadini americani residenti, più due milioni di turisti che ogni anno passano da qua. Poi abbiamo le basi americane di Livorno e Pisa. Questi dati parlano da soli riguardo alla percezione che c’è verso il territorio". Oltre a turisti e studenti, sono molte le multinazionali americane presenti a Firenze e in Toscana. "La pandemia ha creato problemi in tutto il mondo. Ma gli investimenti statunitensi verso la Toscana non si sono fermati neppure in questo periodo. Basti dire che nel 2020-21 ci sono stati dieci nuovi importanti progetti, del valore di 120 milioni di euro, che hanno generato 800 nuovi posti di lavoro. Questo in aggiunta alle 150 aziende che sono già presenti sul territorio e che impiegano più di 20mila persone. Anche le società più grandi, come Nuovo Pignone- Baker Hughes ed Eli Lilly hanno retto abbastanza bene in questo periodo così difficile. Non dimentichiamo poi l’investimento di Rocco Commisso con la Fiorentina, da 300 milioni di euro. E’ importante anche perché il calcio unisce. Insomma, forza viola". Quali sono invece le opportunità per chi volesse investire negli Stati Uniti? "Molte. Gruppi importanti lo hanno già fatto, come Menarini nel campo farmaceutico o Sofidel, leader di tissue paper. Ma ci sono anche tante start up che stanno esplorando il mercato statunitense, sperimentando partnership e utilizzando gli incentivi a disposizione per i nuovi investitori".  

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