Bufera all'università: "Prima i nomi, poi i criteri"

Così truccavano i concorsi. E gli accusatori provano a discolparsi davanti al gip

Militari della guardia di finanza  (foto di repertorio)

Militari della guardia di finanza (foto di repertorio)

Firenze, 28 settembre 2017 - L RISULTATO giusto? Un bel 4-1. 3-2 no, non bastava. Per l’abilitazione universitaria all’insegnamento di diritto tributario, per potersi fregiarsi del titolo, occorrono 4 voti favorevoli su 5.

Quando il risultato era in bilico – tipo 3-2 appunto – s’iniziavano contrattazioni serrate. Operazioni convincimento. Melliflue o al limite dell’intimidazione. «Decidiamo i nomi poi aggiustiamo i criteri». «Se io voglio questo, cosa vuoi tu?» Per un titolo in più. Un titolo accademico da spendere. Per poi guadagnare: in prestigio, parcelle, clienti. Vuoi mettere un prof. associato o ordinario? Che se poi lavora in uno studio associato, ne guadagnano tutti...

Cui prodest, a chi giova? E’ questa deduzione che, abbinata alle dichiarazioni esplosive di Philip Laroma Jezzi, ha orientato la procura sulle tracce di illegalità disseminate dai baroni del diritto tributario; sulle loro (presunte) combine in merito all tornate (due) delle abilitazioni. Combine della cui natura intossicata dev’essere già sufficientemente convinto l’Ateneo fiorentino, che ha un suo docente indagato.

Il Rettore Luigi Dei ha annunciato chesi costituirà parte civile al processo che verrà dando «mandato di predisporre istanza al giudice, anticipando l’intenzione di esercitare azione civile nel procedimento penale quando e se questo sarà incardinato». Dopo Adriano Di Pietro, di Bologna, interrogato ieri l’altro, ieri è stata la volta di Giuseppe Zizzo e Guglielmo Fransoni, socio di Russo, uno dei due tributaristi fiorentini (con Cordeiro Guerra) presunti ‘dominus’ della vicenda. Russo, che di fronte alle rimostranze del ricercatore Jezzi (bocciato è ora prof. aggregato a Firenze per effetto del ricorso al Tar) gli spiegava: «Non siamo sul piano del merito, Philip. Ognuno ha portato i suoi. E’ vile commercio dei posti: smetti di fare l’inglese, fai l’italiano».

Dicono che Zizzo, ordinario a Castellanza (Varese) di fronte al gip Angelo Antonio Pezzuti, presente il pm Paolo Barlucchi, abbia avuto qualche incertezza. Ha balbettato sul ‘senso’ di una delle esternazioni intercettate: «Non so spiegarmi, certo riconosco che è una frase infelice». Poi il tentativo di negare gli addebiti nobilitando il mercato delle abilitazioni: «Noi lo facevamo per alzare l’asticella, per dare maggiore valore...». Per il suo legale, Zizzo «ha risposto «tutte le domande del giudice».

Sentito poi Fransoni, ordinario a Foggia. Nessun commento dai difensori Ciro Pellegrino e Nino D’Avirro. Tra domani e venerdì il gip terminerà gli interrogatori degli ultimi 4 docenti ai domiciliari: Alessandro Giovannini (Università Siena), Fabrizio Amatucci, (prof. a Napoli), Valerio Ficari, a Sassari, supplente a Tor Vergata e Giuseppe Cipolla (Cassino). Poi saranno interrogati i 22 docenti interdetti dall’insegnamento. Misure disposte per evitare la reiterazione del reato, e l’inquinamento probatorio. Intanto per Rosa Maria Di Giorgi, vicepresidente del Senato «è inaccettabile dire a una persona di non presentarsi a un concorso pubblico. Il futuro del Paese è strettamente connesso a una buona formazione universitaria, non possiamo permetterci zone d’ombra».

giovanni spano

 

Il ministro dell'istruzione, Valeria Fedeli, aveva invitato i rettori delle università coinvolte a valutare la possibilità di costituirsi parti civili.

 

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