Commercio Firenze, è sempre più spettro chiusure. 'Servono aiuti'

Dal caro affitti alla carenza di credito. Così i negozi finiscono nella morsa

Un cartello di cessazione attività a Firenze (New Press Photo)

Un cartello di cessazione attività a Firenze (New Press Photo)

Firenze, 26 settembre 2020 - Un’altra saracinesca abbassata. Un’altra attività che chiude, saluta e se ne va portandosi via 150 anni di storia. Con il Gran Caffè San Marco, il locale più antico della città dopo Gilli, Firenze il 30 settembre si prepara a perdere un altro pezzo di identità. E non si tratta dell’unica vittima. "Abbiamo chiuso, i ringraziamenti che dobbiamo fare sarebbero troppi", recita il cartello su una delle più belle vetrine di Ponte Vecchio, quella di Alcozer.

Prima dell’estate è toccato alla pizzeria David dopo 44 anni di attività mentre il negozio di calzature Temy di via Sant’Antonino, dalla chiusura forzata, non ha mai riaperto. Bruno Guidoreni, il papà del piccolo impero di lenti, è stato costretto a vendere l’attività del suo negozio di ottica più redditizio, quello in via Por Santa Maria, mentre la filatelia Mariani ha spento le luci dopo 40 anni. La chiusura della storica Norcineria Bucchi in via Sant’Antonino è ancora una ferita al cuore di tutta la città.

«E’ una sconfitta per tutti. Il virus non dipende da noi ma alcune scelte possono determinare la vita o la morte di un sistema economico", dice con rabbia Aldo Cursano, presidente Confcommercio Firenze. "Bisogna – riprende – assolutamente permettere ai fiorentini di raggiungere i nostri locali e incentivare la vita sociale e quindi economica. Il Caffè San Marco purtroppo non sarà l’unico se nessuno interviene con politiche choc e rinegoziando ogni fonte di costo, partendo dagli affitti e dalla fiscalità fino alla gestione della forza lavoro". "  

Con i costi di gestione pre covid – aggiunge Santino Cannamela, presidente Confesercenti Firenze – e i fatturati post covid è dura rimanere sul mercato. Occorrono provvedimenti mirati e di carattere strutturale come la riforma degli ammortizzatori sociali con risorse rivolte solo alle attività davvero in crisi e il taglio del costo della manodopera".

Per Luca Tonini, presidente Cna Firenze, "il Caffè si è trovato al centro di coincidenze negative: il recente investimento per il restyling, il lockdown che in centro, con molti enti e uffici pubblici in smart working, ha picchiato più duro che altrove e il drastico calo del flusso turistico". Alessandro Sorani, presidente Confartigianato Firenze, è chiaro: "Bene alcune misure del Comune come il taglio della Cosap ma ci aspettiamo misure serie a livello nazionale per sostenere quelle che sono le categorie più a rischio che non vedranno una possibile alba economica prima della primavera 2021. Sono mesi lunghi con affitti da pagare, dipendenti sulle spalle e via discorrendo".

"Purtroppo non sarà l’unico e noi lo diciamo da aprile: centinaia di imprenditori si stanno preparando a chiudere. E quello che fa più male è il disinteresse delle istituzioni. Solo il 13% delle persone che hanno richiesto un prestito sopra i 25mila euro è stato accontentato. Agli imprenditori in questo momento manca il credito e sul fronte dei canoni di locazione siamo rimasti al palo. A oggi stanno ancora arrivando le casse integrazioni relative a maggio. La situazione è drammatica e noi siamo abbandonati" commenta di Pasquale Naccari, portavoce del gruppo Ristoratori Toscana. Sul caso interviene Marco Stella (Forza Italia), che chiede la creazione a Firenze di una Zes, una zona economica speciale, in modo da avere "agevolazioni fiscali e semplificazioni degli adempimenti, sia per le nuove imprese che per quelle già esistenti".  

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro