Alessandra
Bondi *
Un’indagine realizzata dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza e l’istituto superiore di sanità (Iss) ha studiato gli effetti della pandemia sul neurosviluppo e sulla salute mentale dei minori. Il risultato è una maggiore richiesta di aiuto per gli psicologi e un aggravamento per coloro che già avevano sviluppato ansia, depressione subito dopo la pandemia. Tra i vari disturbi mi colpiscono l’alterazione del ritmo sonno-veglia, l’autolesionismo, il ritiro sociale e l’aumento oramai sempre più preoccupante dei casi di abbandono scolastico. Come ciliegina sulla torta, le strutture sanitarie già esistenti faticano clamorosamente a rispondere a tale disagio e così si alza anche la disuguaglianza tra regione e regione: paese che vai, aiuto (più o meno efficace) che trovi. E’ risaputo quanto l’isolamento forzato abbia creato barriere anche fra i più giovani e quanto invece il gruppo è essenziale per la crescita dei bambini per confrontarsi in serenità, ma non scordiamoci dei nostri adolescenti, a cui dobbiamo ridare la prospettiva, l’attesa e l’energia per resistere e progettare. Un tempo i ragazzi non parlavano con i genitori per paura delle punizioni ma c’erano trasgressioni nascoste, spesso dirompenti che mettevano in subbuglio gli equilibri familiari e aprivano conflitti ma anche discussioni. Aiutiamoli a parlare e a non nascondere quello che pensano sotto le loro felpe larghe o quando stanno nella loro camera da soli sì, ma anche on line sui social. È importante anche che i giovani sappiano cos’è la depressione e la disperazione e perché in certi momenti ci sono pensieri autodistruttivi. Ma è fondamentale dire loro che ci sono anche soluzioni. Serve che la scuola possa fornire ai docenti strumenti con cui saper cogliere il malessere pericoloso dei ragazzi riducendo la competizione e potenziando empatia.
* Psicologa