Ciatti, l’ultima beffa: l’altro ceceno già libero

Il processo in Spagna non ancora fissato, tra tre mesi sarà scarcerato anche il principale imputato. L’amaro sfogo del babbo Luigi

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di Stefano Brogioni

FIRENZE

Tutto quello che ruota intorno alla giustizia per Niccolò Ciatti, il giovane di Scandicci barbaramente ucciso a Lloret de Mar nell’estate del 2017 in un pestaggio ad opera di almeno un picchiatore ceceno (ma gli imputati sono due), sta assumendo contorni grotteschi.

Gli appelli della famiglia per un processo celere al principale imputato Rassoul Bissoultanov cadono puntualmente nel vuoto: tra tre mesi sarà agosto, che coincide con la scadenza dei termini (quattro anni) della sua carcerazione preventiva, e la magistratura spagnola non ha ancora notificato la data d’inizio del processo.

E anche l’ultima iniziativa giudiziaria dell’Italia, nei confronti del secondo indagato per omicidio che si trovava libero a Strasburgo, è sfociata nell’ultima beffa: Mosvar Magomadov, il bestione che nel tristemente famoso video del pestaggio sulla pista del ’St Trop’ indossa una maglietta rossa e spalleggia e protegge Bissoultanov, è libero dopo esser stato detenuto appena per qualche giorno in Francia.

Luigi Ciatti, il babbo di Niccolò che da più di tre anni invoca giustizia, è quasi allo stremo.

"Mercoledì prossimo, sono 45 mesi da quel maledetto 12 agosto 2017, e ancora non siamo riusciti neanche a darti quella giustizia che ti spetta Niccolò....", scrive in un post rivolto al figlio.

"Ci lamentiamo della giustizia italiana, che sicuramente non è perfetta, ma posso dire che la giustizia spagnola è molto peggio.... ad oggi non abbiamo una data d’inizio del processo in Spagna contro due dei tre ceceni. Il secondo ceceno, quello con la maglia rossa, arrestato in Francia grazie alle indagine dei carabinieri del Ros, e alla Magistratura Italiana, è già libero... verrà processato in Spagna perché a suo tempo ci eravamo opposti all’archiviazione provvisoria richiesta dal Magistrato spagnolo, sicuri della sua colpevolezza quanto l’altro ceceno in carcere, e quindi per lui meglio il processo in Spagna dove rischierà una condanna minima rispetto ad una condanna in Italia... a voi le conclusioni.....".

L’Italia si era mossa non soltanto con l’inchiesta parallela della procura di Roma. L’ex ministro Alfonso Bonafede aveva sollecitato più volte il suo omologo a Madrid affinché il processo potesse cominciare prima della scarcerazione di Bissoultanov, e anche il sindaco di Scandicci, Sandro Fallani, non è stato con le mani in mano. Per mesi, c’è stato l’alibi della pandemia. Ma adesso, l’omicidio Ciatti sta assumendo i contorni di un caso internazionale di malagiustizia.