"Aiutateci a non far morire la Certosa"

A un anno dall’addio dei frati la battaglia per restaurare il complesso del XIV secolo

L’artigiano Valerio Bonechi dipinge a mano le etichette dei liquori

L’artigiano Valerio Bonechi dipinge a mano le etichette dei liquori

Firenze, 18 novembre 2018 - La Certosa di Firenze punta ad aprirsi sempre più alla città. E dal Monte Acuto, che la ospita dal XIV secolo, parte un appello per il suo rilancio. Anche se ancora sono in pochi a saperlo, la storia dell’antico monastero, fondato dal facoltoso banchiere Niccolò Acciaiuoli, ha avuto una svolta lo scorso dicembre. Il complesso era già stato lasciato dai monaci Certosini nel 1958, sostituiti dai Cistercensi di Casamari. Poi però, la crisi delle vocazioni ha colpito anche loro e nel 2017 si sono ritirati. Non era facile pensare a chi far gestire il bene, di proprietà del Demanio ma affidato all’Arcidiocesi di Firenze e c’era il rischio che finisse per chiudere.

Poi è arrivata l’idea di coinvolgere la comunità di San Leolino, nata a San Panzano in Chianti e che gestisce asili, licei e scuole. Un piccolo «avamposto della comunità» (4-5 persone in tutto) si è trasferito dentro la Certosa del Galluzzo e ha iniziato a sistemarla. Dall’inizio del 2018 è così iniziata una nuova fase, con le prime riaperture, la riorganizzazione dell’antico punto vendita e bar, le visite guidate, le mostre e i concerti. Ma il progetto della Comunità è molto più ampio e prevede un rilancio generale del complesso, che necessita di fondi imponenti. «Il nostro obbiettivo – spiega don Bernardo Artusi, custode della Certosa – è restaurare tutta la Certosa, che si estende su ben 16mila metri quadri fra spazi aperti e coperti.

Dopo Natale intendiamo sistemare per prima la Cappella delle Donne, il cui restauro è quello più accessibile, dato che costa 35mila euro. Poi vorremmo mettere il riscaldamento, che oggi è elettrico e presente solo in pochi ambienti. Quindi migliorare l’accesso per i diversamente abili e aprire una foresteria, sfruttando parte delle celle». La Certosa potrebbe così diventare un punto di riferimento per i tanti viaggiatori che cercano luoghi dove pregare e riflettere. E i costi? «Una stima è impossibile – spiega padre Berardo – l’ambiente è enorme, molti spazi sono in abbandono da anni e i lavori di restauro sono imponenti. Ma procederemo a piccoli passi».

Anche molti cittadini stanno cercando di contribuire. Fra loro Vanina Marini, milanese da poco trasferitasi a Firenze. «Ho scoperto un luogo magico – spiega – pieno di arte, storia e bellezza. Mi sto impegnando per dare una mano, far conoscere la Certosa anche fuori Regione e intercettare finanziamenti». «Crediamo nella cultura e nell’arte come strumento per portare il Vangelo e puntiamo sulla bellezza come via per dialogo – conclude padre Bernardo – per questo la Certosa è per noi un luogo ideale, anche se il lavoro che abbiamo davanti è immenso».

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