C’erano una volta Cecchi Gori e Pontello. Oggi, tifosi sì ma patron viola proprio no

Dai Ferragamo ai Fratini, gli imprenditori fiorentini sono innamorati della loro squadra, ma non intendono acquistarla. "Gestire una società di calcio è difficile. Anzi, è proprio un altro mestiere. Per questo non l’abbiamo mai preso in considerazione"

Vittorio Cecchi Gori (Fotocronache Germogli)

Vittorio Cecchi Gori (Fotocronache Germogli)

Firenze, 16 maggio 2021 - La Fiorentina e i fiorentini. Intesi come possibili proprietari. Gli ultimi in ordine di tempo i Cecchi Gori. Prima la famiglia Pontello, senza affondare troppo le radici nella storia. Ma quando i tempi diventano difficili e monta la vis polemica, le proprietà forestiere invocano i facoltosi patrizi della città a farsi avanti e a prendersi carico di oneri e onori della barca viola. Dopo Della Valle, anche Commisso ha lanciato l’appello-provocazione. ’Fatevi avanti voi che avete le possibilità, la Fiorentina è in vendita’, parafrasando il concetto del Rocco pensiero. Il presidente viola ha chiamato in causa tutti: vecchi proprietari, possibili acquirenti e chiunque appartenga alla Firenze che conta sotto il profilo finanziario, portando il marchio del giglio alla ribalta del mondo.

Tra questi certamente la famiglia Ferragamo, vero vanto della città nel campo della moda. Un settore difficile, nel quale bisogna sempre esserre a passo con i tempi, un po’ come nel calcio. "Ma le due cose sono profondamente diverse", dice Ferruccio Ferragamo, da sempre cuore della ’Salvatore Ferragamo’ che da poco ha lasciato la presidenza al fratello Leonardo di una azienda che ha circa 4mila dipendenti e una rete di 640 punti vendita. "Gestire una squadra di calcio è proprio un altro mestiere – prosegue – e noi gestiamo altro. Onestamente non saprei proprio da che parte iniziare. Fare calcio è difficile e per questo non abbiamo mai preso in considerazione questa possibilità". Come dire, troppe difficoltà, tante incognite e ognuno deve fare il proprio mestiere, anche perché la Fiorentina è qualcosa di estremamente serio.

Lo sa bene Sandro Fratini, imprenditore dal sangue viola che in tempi ’sospetti’ fu accostato più volte alla Fiorentina quando il fallimento di Cecchi Gori aprì una lunga ed estenuante tira e molla tra tanti imprenditori e cordate che avevano intenzione di accorrere al capezzale viola. "Mi è sempre piaciuto Commisso e ho sempre pensato che fosse il proprietario giusto per farci tornare in alto, ma chiamare in causa i fiorentini quando ci sono difficoltà è un luogo comune un po’ banale. Se non è accaduto in tutti questi anni vuol dire che non c’era la volontà di farlo oppure le risorse per poterlo fare. Commisso ha grande entusiasmo e sono sicuro che farà bene, ma lascia a desiderare il modo con cui comunica". Non solo. "Se posso dare un piccolo suggerimento non richiesto: si faccia consigliare con più umiltà e poi decida, ovviamente con la sua testa. Perché i soldi sono suoi. Ma lo ripeto ho molta fiducia".

Avrebbe invece voluto dire tanto altro Ranieri Pontello, il presidente del quasi scudetto del 1982, quello della ’beffa’ di Cagliari per intendersi. E del ’Meglio secondi che ladri’. In questa occasione avrebbe indossato invece la maglietta del ’Meglio tacere’. Il suo "No comment", vale più di mille discorsi. Almeno per il presidente che accarezzò il tricolore.

 

 

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro