Vaccini, il Mandela resta hub fino a marzo. Ma Giani cerca un ‘Pegaso’ per Firenze

Oggi i primi sopralluoghi per rinvenire una struttura di proprietà dell’Asl o della Regione in cui realizzare un centro polivalente come a Prato

Il centro vaccinale del Mandela Forum (New Press Photo)

Il centro vaccinale del Mandela Forum (New Press Photo)

Firenze, 16 novembre 2021 - Il Mandela resta l’hub di riferimento per l’area fiorentina. Almeno fino al 28 febbraio. E’ stato aggiornato ieri il contratto tra Asl Toscana centro e associazione Mandelaforum con abbattimento dei costi per l’utilizzo degli spazi fino a febbraio (compreso), allungabile fino a giugno, nel caso ce ne fosse necessità e se lo stato di emergenza nazionale venisse prolungato effettivamente fino a quella data, non consentendo di poter utilizzare il palazzetto per i concerti al 100% della capienza. Tramonta dunque, almeno per ora, l’ipotesi di realizzare l’hub nella tensostruttura della Croce Rossa a Peretola, un progetto concreto al quale i tecnici hanno lavorato per settimane che era stato poi rallentato dai problemi emersi per l’approvvigionamento di energia elettrica e per i relativi costi lievitati sino a diventare difficilmente sostenibili.

Il governatore toscano Eugenio Giani tuttavia ha in mente di realizzare a Firenze un Pegaso come a Prato: ovvero rinvenire una struttura tra gli immobili di proprietà della Regione o dell’azienda sanitaria che, anche dovendo affrontare lavori di messa a norma, possa essere sempre disponibile – gratuitamente – come volano per l’emergenza sanitaria. Un punto di riferimento per la vaccinazione ma anche per i tamponi. Giani partirà già oggi con i primi sopralluoghi nelle varie cittadelle sanitarie, a cominciare da San Salvi e passando dal vecchio San Giovanni di Dio e da Careggi ma senza tralasciare anche strutture esterne. C’è da accelerare sui richiami. Sebbene con 280mila terze dosi fatte la Toscana (un decimo di quelle effettuate a livello nazionale) sia una fra le regioni in cui l’adesione è più alta in Italia: in base ai dati forniti dall’osservatorio Gimbe ha già fatto il booster il 57,4% della platea costituita da over 60, operatori sanitari e sociosanitari e ospiti delle strutture residenziali. Siamo al terzo posto dietro Molise e Piemonte.

Mentre la Toscana resta stabilmente al primo posto sul completamento del primo ciclo vaccinale e sulla dose addizionale ai pazienti immunodepressi (con una copertura del 100%, sempre secondo Gimbe). Tuttavia non è sufficiente. Con la curva epidemiologica in crescita da quattro settimane e il numero di ospedalizzazioni in aumento, ingranare la quarta è un imperativo.

Ieri in Toscana, solamente negli hub, sono state effettuate 10mila vaccinazioni, di cui 800 prime dosi. Elevato il ritmo di vaccinazione anche dei medici di famiglia che prenotano circa 50mila dosi a settimana. Fino al 5 dicembre, in base alle prenotazioni da portale, sono 1.800 le persone che faranno la prima dose, 7mila la seconda. Per il booster sono prenotate circa 3.500 persone al giorno fino al 21 novembre, poi la richiesta è in flessione.

"La terza dose è fondamentale se vogliamo proteggerci dalla quarta ondata: anche gli ultimi dati confermano l’indispensabilità di effettuare il ‘booster’ dopo sei mesi – spiega l’assessore regionale al diritto alla salute, Simone Bezzini – Già da quaranta giorni stiamo offrendo il richiamo. E nonostante le percentuali delle Toscana siano tra le più alte a livello nazionale, sono ancora troppo basse. Dobbiamo fare uno sforzo in più di comunicazione". La Toscana è pronta per partire il primo dicembre, aprendo le terze dosi anche a quarantenni e cinquantenni. Se arriverà l’ok dalla struttura commissariale nazionale si potrebbe anche anticipare: ci sono molte categorie che avevano fatto Astrazeneca per le quali sono già trascorsi i sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale, come insegnanti, forze dell’ordine, avvocati.