Centro affollato Ma senza turisti il sistema traballa

Domenica tra shopping, musei e monumenti Attesa per gli stranieri: "Altrimenti è un macello"

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di Stefano Brogioni

Firenze

Bella la Firenze dei fiorentini. In questo giugno al contrario, in cui si aspetta il calcio e non il calcio storico, senza ’Pitti’ e senza i ’fochi’, il domenicale struscio in mascherina ha raggiunto ottimi livelli di partecipazione. Passeggiata in centro batte ombrellone. Con la complicità del tempo instabile. Ma senza gli stranieri, quanto reggerà il nostro fragile centro?

"Senza turisti è un macello", sentenzia Massimo Cenni, che con ’Luciano’ in via Por Santa Maria vende guanti, cappelli e sciarpe. Il registratore di cassa ha battutto gli scontrini di un paio di coppie di turisti, merce rarissima di questi tempi. "L’80% dei nostri clienti sono europei, americani, asiatici. E qui se non ci sono loro..."

Poco più in là, sul Ponte Vecchio, Giuditta Mecatti è sulla porta del negozio come tanti altri delle botteghe dell’oro. Le serrande sono quasi tutte alzate - quasi tutte -, ma per gli affari bisogna ancora attendere. "Abbiamo deciso di riaprire anche per le maison che rappresentiamo - dice -. Certo, qui è un problema anche di spazi: i clienti devono entrare uno alla volta. Stranieri? Qualcuno si è visto. Ma più che turisti, sono persone con proprietà qui in città o nel Chianti, che forse non se ne sono mai andate neanche con il lockdown". Anche i fiorentini, che pur si godono la città tutta loro, percepiscono che siamo in bilico, tra ottimismo e pessimismo. Isabella e la figlia Viola hanno dovuto mettersi in coda per il gelato. "Fila per fare tutto, l’atmosfera non è quella solita ma comunque meglio dell’ultima volta che sono venuta in centro. Ho visto qualche negozio chiuso, perché alcuni ancora non riescono ad aprire".

"E’ una città che aspetta fiduciosa il ritorno del turismo", dice Serena Borghigiani, fiorentina, carica di sacchetti delle boutique di via Tornabuoni. Ma, analizza, "il settore lusso fatica". In effetti, il salotto buono, grandi marchi a destra e a sinistra, non ha problemi di affollamento. Qualcuno non ha ancora riaperto, probabilmente perché aspetta davvero di risentir strusciare le rotelle dei trolley.

L’attesa può essere ammazzata da Paszkowski, che al contrario del "gemello" Gilli, ha rimesso a sedere gli avventori, con la dovuta distanza, sul dehor di piazza della Repubblica. Comunque, nella domenica di metà giugno, c’erano anche i turisti. Parlano emiliano, ligure, umbro, veneto o lombardo. E più che dalle boutique sono attratti da chiese e musei. E dai ristoranti, tutti aperti e frequentati, anche se le capienze sono state inevitabilmente tagliate dalle misure anti contagio. "Possiamo ripartire immaginando una città diversa, dove anche i fiorentini tornano a vivere il centro – afferma Aldo Cursano, presidente di Confcommercio – Anzi, è da qui che dobbiamo ricomiciare, facendo in modo che prima di tutto sia raggiungibile, magari utilizzando i tanti parcheggi a tariffe scontate, che continuano a restare per lo più vuoti. E invece vanno riempiti, con le auto delle famiglie che tornano a passeggio e a fare shopping, con i ragazzi che riprendono a mangiare la pizza, i fiorentini a prendere il caffè nei locali storici".

"Finalmente un po’ di movimento lo stiamo rivedendo – aggiunge Lapo Cantini di Confesercenti –. Con la riapertura dei musei intanto è cominciato il turismo interno, toscano e italiano. Ma rispetto ai 15 milioni di turisti che avevamo, per lo più stranieri, per adesso la propensione all’acquisto è poca. Con la riapertura delle frontiere speriamo piano piano di riprendere il nostro ritmo".

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