Camera penale e radicali: "Migliorare Sollicciano oppure chiuderlo"

Maggiora (Osservatorio carcere) e Lensi (associazione 'Andrea Tamburi') intervengono sul penitenziario fiorentino: "In arrivo il caldo, l'aria sarà irrespirabile"

Un'immagine del carcere di Sollicciano (New Press Photo)

Un'immagine del carcere di Sollicciano (New Press Photo)

Firenze, 25 maggio 2018 - Con l'avvicinarsi dell'estate torna il problema del caldo all'interno del carcere di Sollicciano e sul tema caldo (ma più in generale sulle condizioni di vita dei detenuti e di chi lavora nel carcere)  intervengono la Camera penale di Firenze e l'associazione radicale fiorentina 'Andrea Tamburi'. Un intervento, attraverso le parole di Luca Maggiora (referente dell’Osservatorio carcere della Camera penale di Firenze) e di Massimo Lensi (associazione 'Andrea Tamburi’) che in una nota chiedono un ripensamento comp'lessivo della realtà di Sollicciano e del suo futuro. 

"Intendiamo aprire un dibattito con la città, nella città, per il futuro del penitenziario fiorentino _scrivono Maggiora e Lensi_  Perché se dovesse risultare che niente si può fare e che il destino di Sollicciano è solo quello di peggiorare, allora non resterebbe altro che prenderne atto e chiudere l’istituto. Per tutelare innanzitutto la nostra dignità e i nostri diritti e anche perché far finta di nulla equivarrebbe a perdere il senso costituzionale dello Stato di Diritto".

Il punto di partenza, come detto, è quello dell'imminente arrivo del caldo: “Tra qualche giorno inizierà il gran caldo e nel carcere di Sollicciano l’aria diventerà irrespirabile. Per le persone detenute comincerà il periodo peggiore dell’anno, la temperatura raggiungerà livelli insopportabili e dormire sui materassi infiltrati sarà impossibile, così come trascorrere venti ore chiusi nelle celle torride e malsane. Insomma, una vera “tortura” che, tradotta nella lingua delle sentenze internazionali che condannano l’Italia per le condizioni delle carceri, significa ‘trattamenti disumani e degradanti’. Come si potrà immaginare, a pagarne le conseguenze saranno proprio le persone detenute e i percorsi di rieducazione e risocializzazione, così come tutti coloro che dentro il carcere lavorano".

Lensi e Maggiora ricordano che il problema era già stato sollevato la scorsa estate con diverse iniziative e sembrava essere arrivato a una soluzione, purtroppo sfumata: "L’anno scorso _scrivono_ tentammo di dare una mano convincendo la Regione Toscana a fornire un centinaio di ventilatori, mentre altri furono donati dall’Opera della Madonnina del Grappa, ma niente da fare: l’impianto elettrico non reggeva il carico. Difficoltà strutturali, segnate dall’assurdo di un edificio concepito meno di quaranta anni fa come avveniristico e funzionale, sono all’ordine del giorno dentro Sollicciano, oggi già vetusto e assai ammalorato. Nel carcere fiorentino è solo possibile sopravvivere, male, mentre i principi costituzionali del rispetto e tutela della dignità della persona sono messi a dura prova ogni giorno. Le direzioni che si sono succedute nel tempo hanno cercato sempre di migliorare la situazione, a volte mettendoci una pezza, altre volte con progetti di largo respiro che però raramente hanno visto la luce. Per queste ragioni, riassunte qui succintamente, non vogliamo voltare la testa dall’altra parte e intendiamo aprire un dibattito con la città, nella città, per il futuro del penitenziario fiorentino". 

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