Indagati per stupro: l'auto dei carabinieri muta per 45 minuti

Rebus per la procura. Qualcuno in centrale sapeva?

Nel riquadro, Marco Camuffo

Nel riquadro, Marco Camuffo

Firenze, 14 settembre 2017 - Alle 3.15 del giovedì mattina, la gazzella del 112 viene ripresa da una telecamera puntata su borgo Santi Apostoli, mentre abbandona la strada dell’appartamento delle due studentesse americane: da quel momento in poi, l’equipaggio composto dall’appuntato scelto Marco Camuffo e dal carabiniere scelto Pietro Costa tenta di tornare dove avrebbe dovuto essere: in servizio.

Tuttavia, restano ancora alcuni punti oscuri, sul turno della pattuglia che ha indignato l’Italia, ora nel mirino di due procure: quella ordinaria, che si concentra sugli aspetti della presunta violenza sessuale, e quella militare, che invece sta accertando soprattutto gli aspetti di carattere disciplinare scaturiti dal comportamento dei due carabinieri, prontamente sospesi dal Comando generale e adesso a rischio licenziamento. Passano infatti circa 45 minuti tra l’uscita dal palazzo del centro storico fiorentino e la ricomparsa della gazzella in servizio.

Alle quattro, è stato ricostruito, Camuffo e Costa, assieme ad altri colleghi, iniziano un posto di controllo. Sono nel frattempo tornati nella metà di Firenze di loro competenza. Oltre a far salire in macchina senza alcuna autorizzazione le ragazze, oltre ad aver lasciato incustodita l’auto di servizio con le mitragliette, oltre ad aver fatto quantomeno sesso con l’uniforme addosso, i due militari hanno infatti sconfinato nel quadrante di competenza della polizia. Tutto, sembra, senza comunicazioni. Ma com’è possibile che una gazzella perda ogni contatto con la centrale senza che scatti un allarme? Qualcun altro in servizio sapeva cosa stava accadendo e ha coperto il diversivo? Quei minuti sono serviti a cercarsi una copertura senza passare dai canali ufficiali su cui devono avvenire le comunicazioni? Anche questo è oggetto di accertamenti. Così come i magistrati vogliono capire se davvero sia partita una chiamata al taxi per accompagnare a casa le due ragazze.

La sensazione dopo i giorni febbrili degli interrogatori (secretati) e delle verifiche, è che l’inchiesta penale viaggi ormai spedita e che i prossimi step, disposti dal pm Ornella Galeotti, servano soprattutto a cementare le fondamenta dell’accusa. Una perizia servirà a risalire al tasso alcolemico nel sangue delle due ragazze quando hanno lasciato il Flò. A tre-quattro ore dal fatto, le studentesse erano ancora ubriache, una più dell’altra: dato fondamentale, questo, su cui si gioca la partita del «sesso consenziente» di cui hanno parlato entrambi i militari sott’accusa. Del caso, si parla anche in America. A Firenze, è arrivato anche il corrispondente del New York Times.

 

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