Cappelli di paglia, la spinta della Regione

Firmato un protocollo con il Comune di Signa per il potenziamento della produzione molto amata dal cinema e dai Reali inglesi

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di Lisa Ciardi

Un protocollo fra Comune di Signa e Regione per rilanciare il distretto del cappello di paglia nel dopo pandemia. È stato approvato nelle scorse settimane dalla giunta regionale, su proposta dell’assessore allo sviluppo economico Leonardo Marras. Il documento prevede "il potenziamento e l’integrazione della qualità e della numerosità delle imprese che operano sul territorio" ma anche "l’individuazione di spazi e la promozione di forme di coworking, sia riqualificando vecchi edifici, sia creando nuovi spazi". Il risultato arriva dopo vari incontri fra i responsabili del Consorzio Il Cappello di Firenze, il sindaco di Signa Giampero Fossi e gli assessori Enrico Rossi (per Signa), Leonardo Marras e Monia Monni (per la Regione), per aprire una nuova fase per questo settore d’eccellenza, ricco di storia e tradizione. Il Covid ha infatti dato un duro colpo anche a questo distretto, che negli ultimi anni era stato in crescita, con 33 milioni di euro di fatturato nel 2017, 39 nel 2018 e 42 nel 2019. "Nel 2020 i danni sono stati contenuti – spiega Alessio Marzi, presidente del Consorzio dal 2019 – perché, all’arrivo della pandemia, gli ordini erano ormai stati fatti. Ci sono state alcune cancellazioni, ma siamo riusciti a limitare i danni. Il 2021 invece è stato difficile, come un po’ in ogni settore. Tutti gli ordini per la stagione invernale sono stati cancellati e un danno importante è arrivato dall’eliminazione di fiere, oltre che di cerimonie ed eventi mondani, dove i cappelli pregiati sono molto richiesti".

Si tratta quindi ora di ripartire al meglio. "Stiamo mettendo in piedi una strategia importante insieme alle istituzioni, che ci sono state molto vicine – spiega ancora Alessio Marzi – a partire dai Comuni di Signa e Campi Bisenzio e dalla Regione. Oltre al protocollo, intendiamo creare un disciplinare e puntare sul nome di Firenze, al quale il cappello di paglia è da sempre legato, per un rilancio sui mercati mondiali più strategici ovvero Giappone, Corea, Cina, Usa ed Europa. Vogliamo anche creare uno showroom a Firenze".

La lavorazione della paglia ebbe inizio a Signa nel 1714 grazie all’intuizione di Domenico Michelacci, che per la prima volta pensò di coltivare il grano non a fini alimentari ma per creare trecce. Da allora il cappello di Firenze (realizzato fra Signa, Lastra a Signa, Campi e Brozzi) ha segnato momenti importanti della storia della moda, del cinema e dello sviluppo politico e sociale (uno per tutti lo sciopero delle trecciaiole del 1896). Non solo: è apparso in testa a celebri attrici, da Vivien Leigh in "Via col vento" a Julie Andrews in "Mary Poppins" o in "Tutti insieme appassionatamente" e rimane protagonista di molti eventi esclusivi, a partire dal Royal Ascot. Gran parte dei copricapi che fanno bella mostra di sé sulle teste di re e regine, principi e vip nell’appuntamento mondano più atteso del Regno Unito nascono proprio a Signa e dintorni. Realizzati nelle 14 aziende che fanno parte del Consorzio: Grevi, Gerardi, Fratelli Talli, Marzi, Angiolo Frasconi, Inverni, R.G Group, Memar, Facopel, Soprattutto Cappelli, Raffaello Bettini, Tesi Luigi e Guido, Michele e Giovanni Bertini, Fratelli Reali, Italmind. Eccellenze che hanno già un museo a Signa, ma che potrebbero essere valorizzate molto di più da una vetrina fiorentina e creando un marchio di qualità e un disciplinare da far conoscere nel mondo.

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