Buti, polvere di stelle. Condanne per il crac vip

Quattro anni e mezzo all’imprenditore per il fallimento del locale “Nove“. Con lui colpevoli anche il fratello Francesco e un socio in affari .

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FIRENZE

Un’altra condanna per Tommaso Buti. Il 54enne imprenditore fiorentino è stato nuovamente giudicato colpevole per il fallimento del ’Nove’, il lussuosissimo locale sui lungarni che meno di dieci anni fa dettava legge nella movida fiorentina.

Quattro anni e sei mesi, la condanna per Buti. Un po’ meno (3 anni e 9 mesi) al fratello Francesco, 59, che già ha accompagnato Tommaso in altre avventure che da imprenditoriali son diventate giudiziarie. Tre anni e tre mesi, infine, a Marco Renato Bocciolini Piattoli, 57 anni, che per un periodo amministrò la Fau, srl fallita nel 2013 che diede il via all’attività di piazza Scarlatti. Mura e licenza erano quelli di un altro storico ristorante, il ’Beccofino’.

Proprio dai mancati versamenti dei canoni di affitto al precedente gestore, si è innescato l’inchiesta del pm Christine Von Borries, una delle tante che, negli ultimi anni, ha riguardato il famoso manager-playboy fiorentino. Buti e Bocciolini, secondo la ricostruzione dell’accusa, si sarebbero inventati un meccanismo di società-scatole che a un certo punto portò all’interruzione del pagamento dei canoni di affitto del fondo e del ramo d’azienda e alla conseguente distrazione degli incassi dell’attività per gli ultimi anni di vita.

Con il precedente gestore, David Gardner, era stato stipulato un accordo di seimila euro più Iva di canone per l’attività e con la proprietà delle mura un canone di 4mila euro. Era stato messo nero su bianco anche il divieto di subaffitto, ma la Fau s’inventò, sempre secondo il pubblico ministero, un escamotage: l’azienda venne infatti subaffittata (anche se con un contratto mai registrato) ad un’altra società di cui figurava amministratore lo stesso Buti, la Ysb. La Fau divenne così una sorta di “bad company”, che smise di pagare gli affitti e accumulò pure debiti previdenziali con l’Inps e verso il fisco. Dal febbraio del 2011 al gennaio del 2013, la Ysb incamerò gli incassi, calcolati in circa mezzo milione di euro. Al dissesto della Fau, secondo gli investigatori, si aggiunse la mancanza dei libri contabili, spariti al momento del passaggio dalla Fau alla Ysb. Ma nel processo c’è anche il fratello Francesco, sott’accusa, con Tommaso, per una serie di distrazioni per un totale di oltre un milione di euro di un’altra loro società, la WWWorld. Il tribunale ha inoltre stabilito un’inabilitazione all’esercizio d’impresa per tutti e tre, di sei anni per Buti, 4 anni e mezzo per gli altri due. La condanna è costata anche la revoca del beneficio della sospensione condizionale della pena per una condanna del 2013 per Buti. Ma questo è pane per i difensori, che promettono appello.

ste. bro.

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