Bufera calcio giovanile Assalto ai baby giocatori "Le società più forti forzano le regole"

L’allarme dei presidenti. "Lo scouting prematuro danneggia i bambini. I contatti avvengono con le famiglie saltando i club di appartenenza". L’invito alla Federcalcio a far ripristinare i giusti comportamenti

Migration

di Francesco Querusti

Si alza forte il grido d’allarme delle società minori di calcio giovanile che sono ‘sotto assedio’ dei club più forti. Cristian Casci, direttore generale della Grevigiana e membro dell’Associazione Calcio Fair Play, vuole evidenziare alcune problematiche vissute in prima persona: "Purtroppo ogni anno, verso la fine della stagione sportiva e in prossimità della riapertura dei trasferimenti dei giocatori a dicembre, genitori di bambini della nostra scuola calcio mi informano di una situazione molto imbarazzante. Fanno presente di venir contattati da altre società che manifestano il loro interesse nei confronti del piccolo giocatore chiedendo quindi un incontro. A volte si tratta di telefonate, a volte di messaggi scritti che ho avuto modo di leggere". Casci vuole inoltre precisare che alcuni comportamenti non dovrebbero essere tollerati: "Al di là della palese scorrettezza nel saltare il contatto diretto con la società dove il ragazzo gioca ed è tesserato, ritengo che ancor peggio sia il significato di questo ormai consueto modus operandi da parte di club più forti che offrono categorie importanti e tante false illusioni". Infine una considerazione sul futuro: "Perché una società dovrebbe investire, anche economicamente, nella scuola calcio, per poi vedere i propri sforzi arricchire calcisticamente altre società che neppure ti ringraziano con questo scouting irregolare? Tutti dobbiamo fare la nostra parte per ripristinare etica e giusti comportamenti. La Federcalcio deve trovare le normative per tutelare i club meno potenti".

Sull’argomento attività di base interviene il presidente della Sales, Maurizio Razzi: "Le scuole calcio dovrebbero essere un contenitore inviolabile di sani valori e principi, dove i bambini divertendosi imparano piano piano il gioco del calcio e non solo. Il rispetto delle regole ad esempio, il saper vincere e perdere, convivere in un gruppo, l’aspetto educativo e molte altre cose. Ma per che ciò avvenga bisognerebbe che nelle nostre realtà sportive ci fossero addetti ai lavori con in testa ben chiari questi concetti. Le società dovrebbero riportare il bambino al centro del progetto, e non la propria ambizione o quella degli allenatori. Il giovane calciatore deve crescere e divertirsi nella società vicino a casa e insieme agli amici, poi logicamente i più bravi emergeranno ed è giusto che siano valorizzati. Bisogna eliminare il fenomeno dello scouting in età prematura, da parte di grossi club e società professionistiche".

Un parere importante arriva da Massimo Pieri, consigliere del governatore Giani, membro Aiac e Calcio Fair Play: "Buffon fino ai 14 anni amava giocare all’attacco e solo in seguito è diventato portiere: è un esempio per introdurre la riflessione sul ruolo educativo delle scuole calcio, far capire che i ragazzi devono divertirsi senza lo stress del ruolo e per lanciare un messaggio. Le società professionistiche non dovrebbero avere la scuola calcio. Sarebbe bello che fino a 12 anni i bambini giocassero sotto casa e solo dopo si pensasse a creare giocatori che siano anche uomini veri".

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro