Braccio paralizzato dopo l’intervento: "Non posso più lavorare: risarcitemi"

Firenze, la richiesta danni all’azienda di Careggi dove la donna, oggi 53enne, fu operata per una borsite

Ospedale

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Firenze, 24 settembre 2022 - La donna, oggi 53enne anni fa soffriva per una borsite e fu deciso di operarla in artroscopia ad una spalla per la rimozione di una piccola sacca di liquido sinoviale, che in condizioni normali ammortizza le strutture ossee adiacenti e riduce l’attrito nel movimento articolare.

Ma i dolori forti continuarono, anzi si acuirono nonostante l’intervento chirurgico e alcune terapie riabilitative, con gravi limitazioni funzionali in tutti i movimenti dell’articolazione e dolori diffusi.

Era l’ottobre 2018. V.F. operaia, dovette dare le dimissioni dal posto di lavoro, non ce la faceva. Inutilmente tentò poi di riprendere a lavorare; "dopo 3-4 giorni il dolore si faceva di nuovo insopportabile" spiega l’avvocato Gianni Salocchi che assiste la donna nella sua richiesta di risarcimento all’Azienda ospedaliera Careggi, dove la donna subì l’intervento chirurgico.

Inutile il ripristino dei movimenti in un’articolazione anchilosata.

"Siamo convinti che l’operazione sia stata eseguita male, da qui la nostra decisione, dopo aver tentato ogni strada, di procedere nella causa per responsabilità per colpa medica. A seguito della operazione la signora ha subito la perdita funzionale di fatto quasi totale dell’arto, con conseguente impossibilità a svolgere ogni attività lavorativa".

Nel frattempo l’Inps ha proceduto ad accertare il grado di limitazione funzionale recato al braccio interessato; la commissione incaricata della valutazione ha stabilito un grado di invalidità del 20%. Non così grave da poter ricevere una pensione.

Chieste e ricevute informazioni dapprima alla società Bisenzio Multiservizi, la donna si è quindi rivolta all’avvocato Gianni Salocchi.

"Lei e il marito vivono con un reddito di 7000 euro all’anno e per questo – spiega il legale – ho chiesto di ammettere la donna al gratuito patrocinio; possibilità concessa dalla legge a chi assomma un reddito entro gli 11.400 euro".

L’avvocato ha scritto all’Azienda ospedaliera prospettando – pur in un ambito che è già giudiziario – un accordo transattivo, una composizione, preliminare all’eventuale causa propriamente intesa.

L’accordo eventuale potrebbe muovere da queste basi: il giudice nomina un perito super partes tra quelli iscritti all’Albo del Tribunale e lo incarica di eseguire un A.t.p., accertamento tecnico preventivo, su natura ed entità del danno biologico e da mancato guadagno, fino a oggi e in futuro, lamentato dalla donna. Di fatto svolge anche una attività di conciliazione, nell’ottica di dare una risposta più celere ed evitare che aumenti il peso dell’arretrato, specie nel settore civile.

Per la quantificazione del danno il difensore parte da un dato oggettivo: il 20% di invalidità riconosciuto alla signora dall’Inps. Altrimenti procederà con la causa in senso stretto, tradizionale.

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