Botte all’anziana che assiste La badante finisce in carcere

A denunciarla è stato il marito dell’anziana, insospettito da ferite ed ecchimosi sul corpo. La ricostruzione dei carabinieri: "La picchiava per punizione perché perdeva la pazienza"

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di Stefano Brogioni

FIRENZE

Angherie quotidiane, ancora più subdole perché sarebbero state perpetrate in danno di un’anziana in precarie condizioni di salute. Quanto raccolto dai carabinieri di Campo di Marte, per conto del sostituto procuratore Andrea Cusani, è stato vagliato dal giudice per le indagini preliminari. E quest’ultimo ha scelto la più dura delle misure, per la badante accusata di reiterati maltrattamenti nei confronti della sua accudita: il carcere.

A Sollicciano, è finita una badante di 53 anni, di origini peruviani, incensurata e regolarmente assunta presso questa famiglia (che abita in via Arnolfo) dal gennaio 2022. Sarebbe lei ad aver causato ferite e contusioni ben visibili sul corpo dell’anziana donna, con colpi sferrati quando si spazientiva se l’assistita, debilitata da una brutta malattia come il Parkinson, non capiva o non “obbediva“. Ma quando le è stato chiesto conto di quelle tumefazioni sul volto o sul corpo dell’anziana, lei avrebbe risposto che se le sarebbe procurate da sola, cadendo o sbattendo in casa. Il provvedimento di custodia cautelare in carcere le è stato notificato alcuni giorni fa dai carabinieri guidati dal comandante Marco Calò. L’ordinanza del giudice, "scaturisce dalla gravità indiziaria documentata dalle indagini avviate in seguito alla denuncia formalizzata dal coniuge della vittima", spiegano gli inquirenti in una nota.

E’ stato il marito della donna, 74 anni, ad accorgersi che qualcosa non andava. Un sospetto che si faceva ogni giorno più consistente: una volta, rientrando a casa, trovò la moglie a terra. Lei, affetta da varie malattie neurodegenerative, non era più capace di raccontare cosa pativa. Ma lo avrebbero accertato le indagini, iniziate il 5 ottobre scorso, con la denuncia.

La badante avrebbe sottoposto l’anziana "in modo reiterato e plurimo" a vessazioni e soprusi di vario tipo: percosse, tirate di capelli per alzarla, ceffoni, pugni. Colpi che spesso lasciavano anche delle ecchimosi, ma che la badante giustificava con incidenti domestici.

In realtà, hanno ricostruito i carabinieri, "tali maltrattamenti sarebbero stati imposti a scopo punitivo e ritorsivo all’anziana per la sua scarsa reattività alle sollecitazioni esterne, a causa della grave disabilità e dei disturbi cognitivi sofferti, condizione questa che avrebbe in più circostanze spazientito la badante portandola a rendere intollerabile le condizioni di vita alla vittima".

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