Bomba dei Georgofili "Possibile un’altra verità"

Dalla commissione antimafia una diversa ricostruzione rispetto a quella processuale. Dall’esplosivo militare alla presenza di una donna: gli elementi per una nuova pista

C’è un’altra pista nella strage di via dei Georgofili: il II° Comitato della Commissione parlamentare antimafia annuncia la pubblicazione di una parte della relazione sulla strage di Firenze, dalla quale, come anticipato da "La Nazione", emerge un’altra pista oltre quella mafiosa accertata in sede processuale. Molteplici gli elementi che proverebbero l’esistenza di una pista alternativa rispetto a quella accertata in sede processuale. Il primo è una testimonianza resa a pochi giorni dal fatto da una testimone che la sera dell’esplosione, intorno alla mezzanotte, aveva notato a due chilometri da via dei Georgofili l’incontro "tra alcune persone italiane e una donna con i capelli a caschetto neri, giunta a bordo di una berlina. La donna era seguita da un Fiorino bianco e, in sua presenza, i due uomini avevano caricato un pesante borsone nel Fiorino bianco". E un altro elemento è "rappresentato dalle dichiarazioni rese dall’unico testimone oculare che vide l’autista del Fiorino bianco parcheggiare l’autobomba in via dei Georgofili".

Il testimone, alto circa un metro e 80, disse che l’autista era un uomo poco più basso di lui. Ma il presunto autista individuato nel processo, il boss palermitano Cosimo Lo Nigro, era alto poco meno di 1 metro e 70 cm. Sembrerebbe quindi che di autisti ce ne fossero almeno due. Ultimo elemento: la composizione della bomba. La ‘verità processuale’ ha stabilito che nel Fiorino furono caricati 250 chili di esplosivo: una miscela composta da "pentrite, tritolo, nitroglicerina, nitroglicole e dinitrotoluene". Invece, "dalle consulenze espletate nel corso dei processi, sui veicoli a disposizione dei siciliani, furono ritrovate solo tracce di tritolo". Dal lavoro del II° Comitato della Commissione parlamentare antimafia emerge quindi che "il Fiorino bianco allestito con l’esplosivo dei siciliani, passò di mano poco prima del suo collocamento nel cuore di Firenze e che, al rilevante quantitativo di tritolo caricato nel garage, venne aggiunta una ingente carica di esplosivo di natura militare, sicchè la deflagrazione di siffatta micidiale miscela ebbe effetti ancor più devastanti".

Il racconto della ‘stagione della destabilizzazione’ si arricchisce di un nuovo capitolo. Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare, spiega che "L’attenzione è stata focalizzata sugli accadimenti dei giorni 26 e 27 maggio 1993 e ha portato a riconoscere che sia possibile una ricostruzione alternativa rispetto alla cosiddetta ‘verità processuale’ sulla dinamica della strage, da ritenersi un accadimento criminale ‘ibrido’ con ruoli attivi e significativi anche di soggetti non appartenenti a cosa nostra". Nei lavori della commissione si legge che la vicenda "pare presentare i tratti tipici di un’operazione criminale di ‘falsa bandiera’".

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