Betori Pace e libertà per tutti "E il diritto di culto sia garantito"

Nella preghiera alla Vergine il riferimento alle difficoltà della comunità islamica sotto sfratto

di Duccio Moschella

Per una città consacrata a Maria, l’8 dicembre è da sempre una data significativa. Nell’omaggio del cardinale arcivescovo Giuseppe Betori alla Vergine, quest’anno all’interno della cattedrale e non alla Loggia del Bigallo, nel pieno dei restauri, l’attenzione si sofferma sulle miserie del mondo, allargando lo sguardo oltre la città. La preghiera d’intercessione invoca la soluzione di numerose criticità dal "flagello della guerra", in Ucraina e in altri Paesi, la precaria condizione di vita nelle carceri, la difesa del creato "perché a nessuno manchi il pane e per la terra ci sia un domani" e il dramma dei migranti. A tale proposito l’invocazione è netta: "Ispira a chi governa modalità con cui l’aspirazione a una vita più degna possa trovare risposta in forme regolate di flussi migratori, che siano premessa di accoglienza e integrazione. Te lo chiediamo da questa città che dell’accoglienza ha fatto la sua identità nei secoli".

Da Firenze si alza anche l’appello alla "libertà di confessione del proprio credo religioso e di esercizio comunitario del culto. Tutti siano mossi a concorrere affinché questo diritto diventi concreto, anche nella nostra città e per tutte le fedi religiose, non ultima l’islam", che a Firenze deve porre rimedio allo sfratto dal luogo dove la comunità si ritrova a pregare.

Il cardinale Betori si è poi soffermato a lungo sul tema del rispetto della dignità di ogni persona, per favorire la crescita della solidarietà e della pace sociale. "Ci colpisce in modo particolare la sofferenza di quanti sono coinvolti nelle varie crisi che attraversano il mondo del lavoro. - ha sottolineato con un riferimento indiretto alla situazione complicata della ex Gkn, tanto per rimanere vicino a noi - Si abbassino le conflittualità, ci si indirizzi verso soluzioni condivise, tutti – imprese, lavoratori, istituzioni – si sentano chiamati a un responsabile impegno perché ci sia lavoro per tutti, e sia lavoro degno".

"Il primo insegnamento che possiamo raccogliere dall’Immacolata - aveva anticipato poco prima nell’omelia - è la centralità della persona nel disegno di salvezza di Dio. L’efficientismo, che domina la cultura diffusa, rischia di penetrare anche nella Chiesa e può farci perdere la verità del primato della persona. Prima ancora delle strutture e dei progetti pastorali, prima degli organismi e delle pianificazioni sociali, c’è la persona".

"Ma non viviamo soltanto in un mondo massificato, in cui occorre combattere per salvaguardare, anche nel cammino spirituale, la dignità e il primato della persona - ha aggiunto -. Viviamo anche in un mondo di cui l’uomo ritiene di essere un artefice senza responsabilità e senza limiti. Le culture che fanno riferimento all’autonomia umana senza riferimenti oggettivi, come pure i progressi tecnologici che mostrano la crescente efficacia dell’agire umano, che ci si illude illimitato, rischiano di convincerci che non solo tutto ci è possibile, ma anche che tutto ciò che esiste sia, nella radice, frutto del caso e, nella storia, frutto della nostra operosità: l’uomo artefice di sé stesso. Non c’è spazio per il dono e la gratuità in questa cultura, né nei rapporti tra gli uomini, né tantomeno nel rapporto con Dio".

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