Firenze, 18 gennaio 2020 - Abbiamo conquistato l’indipendenza economica, lavoriamo, usciamo con le amiche. Ma siamo davvero libere? Perché è difficile che una donna non abbia una storia da raccontare. Anche Francesca Campagni ne ha una, una storia che le ha tolto il fiato e il coraggio e l’ha spinta a parlare ad altre donne: «State attente, non sottovalutate il rischio che correte». Francesca ha 39 anni, abita a Peretola, è sposata e ha due figlie. Lavora come barista. A volte fa il turno del pomeriggio, a volte quello della mattina ed in questo caso esce di casa alle 5, quando è ancora buio e fuori gira poca gente. «E’ il mio quartiere, questo. Ci sono nata e lo conosco come le mie tasche. Adesso però ho paura, tanta paura. Una brutta sensazione che non riesco a togliermi di dosso». Domenica scorsa, attorno alle 19, stava andando a riprendere l’auto di suo cognato, parcheggiata tra via de Bernardi e via De Bosis.
All’improvviso, senza nemmeno rendersene conto, un individuo si è avvicinato da dietro, le ha messo la mano sugli occhi e preso la borsa. Quindi è scappato. «E’ accaduto tutto velocemente, la sua mano era bagnata, puzzava. Mentre si allontanava – racconta Francesca – ho cercato di aprire gli occhi, ma non ci riuscivo, ero come accecata. Vedevo dei flash. Sono rimasta paralizzata. Mi sono detta: mi ha accoltellato e sto morendo». «Dopo qualche secondo – prosegue – ho intravisto all’angolo qualcuno, una sagoma. Mi sono avvicinata e ho chiesto aiuto», spiega. La ‘sagoma’ è il lavapiatti di un ristorante vicino, che l’accompagna nel bagno del locale per lavarsi il viso. Quindi, la donna riesce a contattare il marito e a chiamare poi il 118 e le forze dell’ordine, alle quali presenterà denuncia. Al pronto soccorso, dove viene portata, la diagnosi è «iperemia congiuntivale con sofferenza corneale». «In pratica, l’individuo che mi ha scippata aveva messo una sostanza irritante sulla mano», dice Francesca. «In fondo mi è andata bene. Meno male che non avevo la borsa a tracolla altrimenti probabilmente mi avrebbe spinto a terra. Intanto, però, la paura mi paralizza ancora. Non mi sposto più da sola. Mi faccio accompagnare all’auto da mio marito e mi preoccupo per le mie figlie». Monica Pieraccini
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