Autovelox, il prefetto bacchetta il Comune

Posizionamento e conformità alle direttive, scatta la stretta. Rilevatori a rischio

Autovelox

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Firenze, 21 marzo 2019 - La Prefettura vuole certezze definitive su parametri e modalità di classificazione delle strade extraurbane secondarie, e urbane di scorrimento in base alle loro caratteristiche strutturali; da essa dipende l’installazione coerente degli autovelox. Con o senza agenti accertatori, i vigili, nelle vicinanze. La Prefettura individuerà poi – per decreto – su quali viali e strade, o tratti di strade sarà consentito il controllo remoto del traffico, per accertare e punire gli eccessi di velocità. Qui si evidenzia come il servizio in concessione, gestito a Firenze dalla polizia municipale, sia un nervo scoperto, tanto da aver indotto il prefetto Laura Lega a cercare di tirare una linea, fare il possibile per arrivare alla legalità più inattaccabile, all’applicazione e al rispetto ortodossi delle ‘prescrizioni’ del Codice della Strada, fuori da interpretazioni estensive o riduttive di codice e commi.

E così ‘sanare’ il contenzioso Cittadini-Comune, una conflittualità che suona male e costa molto – ai cittadini e agli enti pubblici – e coinvolge la Prefettura stessa, che riceve molti ricorsi. Altri gradi di giudizio gli uffici del Giudice di pace e i Tribunali. Fino alla Cassazione. Da qui la lettera inviata dal Prefetto a Palazzo Vecchio e altri Comuni. Bisogna continuare a dare un servizio importante e la Prefettura chiede la massima attenzione alle direzioni comunali che si occupano della questione. Per questo a metà febbraio – dopo il riesame a Palazzo Medici Riccardi dell’assetto viario dell’area metropolitana – è stato fatto il punto sui rilevatori di velocità in ordine ai quali la Prefettura ha deciso una propria «ricognizione» sul territorio. E ha disposto un monitoraggio affidato a comuni e polizie municipali. Una sorte di esame di Stato: si raccomanda che «ogni dispositivo sia conforme alle direttive ministeriali, che continui a rispondere alle esigenze che ne hanno determinato la collocazione stradale». Poi si indicano criticità e perplessità; più che sugli apparecchi in quanto tali, sul loro utilizzo in contesti – le strade urbane di scorrimento – che (il punto focale è questo) rispondono davvero ai requisiti minimi previsti dal codice? I risultati di questo check determineranno la riconferma degli autovelox, forse l’oscuramento di qualcuno. O, ancora, possibili modifiche alle strade e alle ‘regole di ingaggio’ date ai vigili.

Le postazioni fisse a Firenze sono: viale Lavagnini, XI Agosto, Matteotti, Gramsci, Etruria (2, in entrata e in uscita città), i viadotti dell’Indiano e Marco Polo. Sull’Indiano il contenzioso è ridotto. E Marco Polo, che non rientra tra le postazioni coperte da decreto, non ‘lavora’ senza pattuglie. Ci sono poi apparecchi ‘civetta’

La lettera inviata dal Prefetto non ha lasciato indifferente Palazzo Vecchio e un paio di settimane fa c’è già stata una prima riunione in prefettura con tecnici, assessori e polizia municipale per sciogliere il nodo. La tesi del Comune è che le sistemazioni degli attuali autovelox, mirati alla sicurezza stradale e non alle sanzioni, fanno seguito a un gruppo di lavoro misto, fra Comune e Prefettura del 2012 e che solo dopo uno specifico decreto prefettizio sono poi stati confermati su strada. Piena disponibilità quindi a ricostituire la task force tecnica per rivalutare tutto alla luce delle nuove disposizioni del Ministero dell’Interno del 2017. Al momento – insistono da Palazzo – i ricorsi fatti a Firenze sono inferiori all’1% rispetto alle multe fatte (oltre 130mila l’anno). Dal 2017 al 2018 si sono ridotti del 20%. E quelli presentati in prefettura e dal giudice di pace sono poi spesso ribaltati in tribunale. In viale Etruria nell’ultimo anno sono stati inoltrati 48 ricorsi. 41 li ha vinti il Comune, 7 gli automobilisti.

giovanni spano

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