Strasburgo, "Siamo nascosti sotto i tavoli". Notte di paura per l’eurodeputata Bonafè

Il racconto in diretta: "Fuori vediamo le luci della volante della polizia"

Attentato a Strasburgo (LaPresse)

Attentato a Strasburgo (LaPresse)

Strasburgo, 12 dicembre 2018 - «Siamo da più di un’ora sotto al tavolo di un ristorante al buio. Fuori vediamo le luci della volante della polizia. Non so dirvi altro, per il momento» ha twittato poco prima delle 23 l’europarlamentare Simona Bonafè. La segretaria del Pd toscano era a cena a Strasburgo, nei luoghi dell’attentato insieme a Lucia De Robertis, e i suoi familiari. L’allarme della vicepresidente del consiglio regionale è arrivato invece via Facebook: «Quando per due ore tremi sotto a un tavolo insieme alle persone che ami sperando di salvarti la vita, tutto assume un altro significato»: scrive. E’ lì, nel cuore dell’attentato che ha scosso la Francia, avvelenato i mercatini di Natale e riacceso di colpo la paura per chi forse sperava di essere fuori dell’emergenza. «Eravamo in un ristorante a ridosso del centro e dei mercatini: è entrata una donna e ha affidato un bambino al gestore». Un gesto familiare, di quelli che però a volte possono far scattare un campanello d’allarme. Specie se seguito dalle scene successive. «Il gestore si è avvicinato, ci ha invitato a buttarci in terra».

Sotto al tavolo, in una scena che in teoria saresti allenato solo a vedere su un film. Fuori forse gli spari, forse l’eco di una fuga. «Siamo rimasti al buio, tremando». Sempre attraverso i cellulari e i loro segnali internet i primi spiragli di verità. C’era stato un attentato, la freddezza di mettere a fuoco dove fosse successo. Lucia, vicepresidente del consiglio regionale, è con tutta la famiglia in Francia: la sorella Maria, il fratello Pierfrancesco, il marito Carlo Gabellini, il nipote Marco.

«Abbiamo visitato il parlamento europeo su invito di Simona Bonafè», che è la neo segretaria regionale del Pd. Una giornata di svago, tra l’arte e la festa dei mercatini. Poi la cena insieme. «Siamo al ristorante L’Epicerie». Visto il luogo più o meno dell’attentato capiscono di essere distanti non più di 100-200 metri dal punto della sparatoria. Restano lì, sotto al tavolo, ancora al buio. In una sala piena ma dove non vola una mosca, non si sente se non il soffio dell’ansia. «Abbiamo capito che l’attentato era altrove ma a quel punto – spiega Lucia recuperando in pieno la sua lucidità – il timore è che l’attentatore in fuga potesse deviare sul ristorante». I pensieri che in queste situazioni non possono non venirti in testa. Poi il tempo è la migliore medicina. «Siamo ancora al buio però il peggio deve essere passato».

«Sta finendo tutto bene» digita su Facebook già nel messaggio che aveva lanciato l’allarme ad Arezzo e a Firenze dalla quale gli amici, gli altri parenti si attaccano al telefono nella speranza di avere notizie. Dal ristorante Pier Francesco, ex direttore de La Nazione ed editorialista del gruppo, detta un articolo per le pagine nazionali. A mezzanotte e mezzo l’altro tweet di Simona Bonafè: «La polizia ci sta scortando a piedi fuori dal centro della città. È stato terribile. Il mio pensiero va alle vittime e ai feriti». Solidarietà immediata da Matteo Renzi: «Dolore per le vittime di Strasburgo. E un abbraccio forte a chi sta vivendo ore di paura» ha twittato l’ex segretario, riferendosi a Simona Bonafè e a tutti gli altri.

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