"Tra le macerie cercavamo i libri, così ricostruimmo la biblioteca dei Georgofili"

La storia delle sorelle bibliotecarie che in cinque giorni riuscirono a rendere di nuovo fruibile la consultazione dell'immenso patrimonio librario

Firenze, 26 maggio 2022 - Lucia e Luciana Bigliazzi hanno salvato il patrimonio dell'Accademia dei Georgofili: i libri. Erano lì, a migliaia, trucidati dall'esplosione che la notte del 26 maggio 1993 colpì a morte il centro di Firenze. Le cinque vite spezzate, quelle dei coniugi Fabrizio Nencioni (39 anni) e Angela Fiume (31 anni) con le loro figlie Nadia Nencioni (9 anni), Caterina Nencioni (50 giorni di vita) e lo studente Dario Capolicchio (22 anni), le persone ferite, il cuore sanguinante di una città che proprio in quel quadrilatero contiene un patrimonio culturale unico e inestimabile. Tutto spazzato via in una notte da un’auto imbottita di tritolo.

In un quadro di sconcertante dolore, Lucia e Luciana Bigliazzi, allora collaboratrici dell’Accademia in qualità di bibliotecarie professioniste, hanno tradotto in volontà il turbamento: “Quella voragine ce la sentivamo nell’anima, ma ci siamo sentite responsabili: reagire per ricostruire era l’unico modo di tramandare l’archivio storico”. Quel dolore però traspare ancora, è cristallizzato negli occhi di queste due donne che parlano dell'attentato in via dei Georgofili come fosse successo ieri.

"Partii la mattina per andare alla Nazionale dove lavoravo e vidi nella locandina del giornale, proprio alla stazione, la foto dell'Accademia - ricorda Lucia - mi affrettai per capire cosa fosse successo e una volta lì mi resi conto". Luciana, impegnata al lavoro nella Biblioteca Laurenziana, apprese sul giornale della tragedia la mattina presto: "Mi misi a correre in direzione dell'Accademia, incontrai il presidente Franco Scaramuzzi, mi disse solo "Sono tutti morti". Non potevamo che metterci al lavoro, questa è stata la nostra prima reazione, il nostro pensiero era quello di salvare il patrimonio librario dell'Accademia".

E così, di giorno in giorno, tra macerie e distruzione, il lavoro certosino di queste due donne fortissime, ha restituito dopo una settimana gran parte dei manuali contenuti nell'archivio storico.

"Per mesi è stato difficile prendere sonno, quasi impossibile a tratti. Restavamo a giornate intere all'interno del perimetro distrutto dall'autobomba. La sera, nel letto, ci sentivamo come risucchiare nella voragine creata dall'esplosione". Però la mattina vi alzavate per tornare lì: "Non c'è stata scelta, questa era l'unica possibile. Perché noi conoscevamo la biblioteca, sapevamo cosa conteneva e dove erano i libri. Dovevamo dare tutto il possibile". E così hanno fatto le "Bigliazzine", come amorevolmente le chiamava l'allora presidente dell'Accademia. In quei giorni di terrore sono diventate punti di riferimento, guide delle decine di volontari accorsi sul luogo della strage per dare aiuto. "Non è facile immaginare, ma arrivarono tantissimi bibliotecari, archivisti, restauratori e volontari da tutta Italia. Fu grazie a loro che riuscimmo a dare organizzazione al recupero che il presidente Scaramuzzi ci affidò senza indugio. Un combattente appassionato, lo vedemmo addolorato ma mai sconfortato. Era un'operazione di portata unica, ma insieme ci siamo date forza. Così, 5 giorni dopo l'attentato, siamo riuscite a rendere di nuovo consultabili nel Salone Magliabechiano degli Uffizi e all'Archivio di Stato, gran parte dei libri e dei documenti manoscritti. Uno addirittura fu recuperato nella chiesa di Santo Stefano al Ponte, in Por Santa Maria". 

Cercare, non smettere di farlo fino all’ultima pagina: “L’ufficio della bibiloteca era il cratere della bomba. Incredibilmente il fuoco non aveva però raggiunto il patrimonio librario, mentre il catalogo della biblioteca era finito sotto le macerie. Di questo si salvò solo un dischetto, grazie a questo fu possibile recuperare parte del fondo antico e così, dalla distruzione, si è aperta, grazie all’apporto fondamentale del poligrafico dello stato, la fase della catalogazione informatica”.

Tute da lavoro, guanti e stivali: “Così entravamo da Rivoire, piene di polvere e sporche. Avevamo un compito troppo importante. L’Accademia dell’agricoltura fondata nel 1753, la più antica d’Europa, doveva rinascere e avvertivamo il movimento intorno a questa missione. Il ministero dei beni culturali, la soprintendenza archivistica, guidata allora da Paola Benigni, il Fai, le donazioni da parte di tantissime persone ed Enti, l’impegno della miriade di professionisti in campo. Da collaboratrici dei Georgofili sentivamo tutta la responsabilità sulle spalle, reagimmo con lucidità a questa terribile emergenza”.

E grazie a questa volontà di ferro che ha animato e tutt’oggi fa brillare gli occhi a queste due grandi donne, la storia ha fatto ritorno al suo posto, nell’Accademia ricostruita, a disposizione dell’umanità.

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