Faceva la spesa in orario di lavoro. Dirigente condannata a 18 mesi

E’ una dipendente dell’Istituto Zooprofilattico

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

Firenze, 21 novembre 2018 - La dirigente che andava a far la spesa anziché stare in ufficio è stata condannata. Di nuovo. Dopo la Corte dei Conti, anche il tribunale ha sanzionato la dirigente dell’Istituto Zooprofilattico Lazio e Toscana, che ha sede a Castelpulci: era accusata di truffa ai danni dello Stato. Ieri mattina, il giudice Marco Bouchard ha condannato la dirigente, Mila Nocentini, 62 anni, a un anno e mezzo, pena sospesa.

Secondo le accuse, la dirigente, difesa dall’avvocato Antonio Voce, avrebbe «giocato» con il badge e con false dichiarazioni per attestare la propria presenza in Istituto quando in realtà era altrove. Entrando (talvolta anche a mezzogiorno) da un ingresso secondario, la dirigente evitava di strisciare il proprio badge. E comunque, non «timbrava» neppure quando entrava dall’ingresso principale: la sua presenza, la dirigente la dichiarava con delle autocertificazioni che le procuravano, secondo l’accusa, «l’ingiusto vantaggio patrimoniale rappresentato dalla percezione intagrale della retribuzione pur avendo prestato un numero di ore lavorative inferiori a quelle previste con conseguente danno per l’ente pubblico di appartenenza». Ente che però si è tappato gli occhi di fronte alla «furbetta del cartellino», considerato che nel procedimento penale appena concluso non si è costituito contro la propria dipendente. «Non ha truffato nessuno, si tratta di un grosso equivoco - dice il difensore della dirigente, Antonio Voce –: leggeremo le motivazioni e faremo appello». Per scrivere la sentenza, il giudice Bouchard si è preso quindici giorni di tempo.

I fatti in contestazione partono dal 2010 ma, agli atti del procedimento, ci sono episodi collocati già nel 2004. La prima denuncia alla guardia di finanza riguardava anche mobbing e vessasioni sul posto di lavoro (lo staff dell’Istituto era composto in prevalenza da precari), ma questa parte non ha avuto seguito.

E’ arrivato invece in fondo il procedimento incardinato presso la Corte dei Conti: la dirigente è stato condannata al risarcimento del danno erariale per quasi 15mila euro.

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