Omicidio Olsen: "Ashley spintonata e strangolata. Solo Cheik può averla uccisa" / FOTO

Le motivazioni dell’Appello che ha condannato Diaw a 30 anni

Ashley Olsen

Ashley Olsen

Firenze, 7 maggio 2018 -  Il senegalese  Cheik Diaw prima spintonò violentemente l’americana, poi la strangolò. Un «quadro probatorio univoco», scrivono i giudici della corte d’appello di Firenze nelle motivazioni della sentenza che ha confermato la condanna a trenta anni nei confronti dell’immigrato.

Respinto in toto il ricorso della difesa dell’imputato, e bocciata dunque la ricostruzione degli avvocati Antonio Voce e Federico Bagattini che prevedeva l’intervento di un «terzo uomo» nell’appartamento dopo l’uscita del senegalese con cui l’americana aveva consumato cocaina e fatto sesso. Una tesi, quella difensiva, che viene definita «priva di ogni fondatezza», alla luce degli accertamenti svolti in particolare sul fidanzato della ragazza. Ma i giudici del secondo grado hanno respinto anche il ricorso del pubblico ministero, Giovanni Solinas, che chiedeva il riconoscimento dell’aver agito con crudeltà o aver praticato sevizie, dunque la pena dell’ergastolo.

«Diaw è rimasto per due ore nell’appartamento dove aveva ucciso una donna, senza neppure provare a cancellare le proprie tracce e, al tempo, aumentando il rischio di essere trovato da qualcuno sul luogo del delitto. Evidentemente – concludono i giudici - si è trattato di un momento di smarrimento totale del giovane, nel quale egli non ha saputo o potuto far ricorso a ragionamenti razionali». L’americana venne trovata cadavere il 9 gennaio del 2016, dal fidanzato, Federico Fiorentini, nel suo appartamentino di via Santa Monaca, in Santo Spirito. L’indagine della squadra mobile ha ricostruito che Ashley e Diaw si conobbero al «Montecarla» e da lì decisero di avviarsi, a piedi, a casa di lei per concludere assieme la serata. Contro Cheik, prove granitiche: il dna su un profilattico e cicche di sigarette rinvenute nel monolocale e pure la sua scheda sim immessa nel telefono della vittima, portato via dall’appartamento. La sentenza della corte d’appello tuttavia non chiude ancora la partita: la difesa del senegalese tenterà l’ultima carta, con il ricorso in Cassazione.

ste.bro

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