Panico in corsia, ascensore si guasta in ospedale: pazienti a piedi

Ennesimo disservizio all’ex Iot. E all’ospedale scoppia l’esasperazione

All’ospedale Iot Palagi di Viale Michelangelo i guasti agli ascensori sono piuttosto frequenti e creano spesso disagi

All’ospedale Iot Palagi di Viale Michelangelo i guasti agli ascensori sono piuttosto frequenti e creano spesso disagi

Firenze, 24 aprile 2018 - «Basta seguire la procedura e il problema è risolto». All’ospedale 'Iot' Palagi di viale Michelangelo i guasti agli ascensori sono tanto frequenti da sembrare ormai parte organica del tutto, di quella vita ospedaliera fatta di reparti e ambulatori, di appuntamenti e di attese, di curanti e curati – tutti, una tantum, «pazienti». Come anche ieri mattina, quando l’ennesimo inghippo a una delle due teleferiche che risalgono il pendio collinare su cui poggia la struttura, ha chiamato in causa pazienza e procedura. Una decina, sembra, le persone a bordo di uno dei due ascensori a cremagliera (adibiti per 6) che in mattinata si è fermato a mezza strada e che, dopo una mezz’ora di attesa – tempo utile a contattare l’Ufficio Tecnico e a far intervenire Vigile del Fuoco e ditta di manutenzione – sono state liberate. Procedura seguita, problema risolto.

Non tutti però – tra chi pensa sia «una vergogna, in un ospedale così» e chi invoca ammodernamenti – avvertono il senso di normalità di quella che dovrebbe essere un’accidentale eccezione, pochissimi coloro che tengono presente l’anzianità della teleferica a scorrimento e quasi nessuno ad apprezzarne il fascino. «Forse, semplicemente, perché non si viene qui a fare su e giù come se fossimo in funicolare», dice un paziente. «In una struttura come questa – commenta Roberto Baroni – non ci sono alterative: o sali a piedi o ti metti in coda, sperando di arrivare in cima senza imprevisti» Gli fa eco Giancarlo Gardin, che però è un po’ meno critico: «Non credo che l’ascensore abbia un sensore che avverta per il sovraccarico, è troppo vecchio. Ma si tratta di macchine, si possono fermare». D’altro canto l’azienda promette interventi che adeguino «una struttura progettata negli anni ’60 alle esigenze attuali»: cioè la sostituzione con le vecchie cremagliere, una delle quali ferma «da qualche tempo» e in attesa di pezzi di ricambio che vanno costruiti ad hoc, con un nuovo sistema di ascensori o scale mobili. Il tutto senza però indicare tempi di massima, tanto più che l’ospedale, dettaglio che per antonomasia slitta in avanti l’avvio del cantiere, pare soggetto a vincoli di particolare tutela architettonica. Eppure i guasti sono frequenti e gli ascensori - che caricano anche lettighe - soltanto due. Anzi, al momento uno.

Tra lunghe attese (compresa quella di chi aspetta invano l’arrivo di quello per cui sono in arrivo pezzi nuovi appositamente concepiti, «perché davanti alle porte non c’è neanche un cartello che avvisi che è guasto»), file e rassegnazioni, sono frequenti gli anziani che scelgono la via delle scale. «Finché posso – borbotta una signora sull’ottantina – e grazie al cielo posso ancora, vado a piedi, sennò domattina sono ancora qua». Per chi invece non può, è garantito l’utilizzo di un ascensore di servizio (previa richiesta), sia in caso di guasti sia per il semplice accesso all’interno, dove ad accogliere pazienti in sedia a rotelle c’è niente meno che una rampa di scale. «Non c’è alternativa - osserva qualcuno - basta non aver fretta». Portare pazienza, appunto, e se a metà del pendio la cremagliera s’inceppa, applicare la procedura.

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